
Trump lancia MIGA accennando al cambio di regime in Iran
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Dopo l’operazione Martello di Mezzanotte, il presidente Usa esalta il raid sui siti nucleari e propone “Make Iran Great Again”. L’Aiea e il Pentagono restano cauti sui danni reali
L’operazione Martello di Mezzanotte, lanciata dagli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani, ha ottenuto “danni monumentali”, secondo il presidente Donald Trump, che ora passa all’offensiva anche sul piano politico. Dopo aver esultato per il successo del raid, Trump ha lanciato un nuovo slogan sul suo social Truth: MIGA, Make Iran Great Again, alludendo esplicitamente per la prima volta a un cambio di regime a Teheran.
“Non è politicamente corretto parlare di ‘regime change’ ma se il regime attuale non rende l’Iran grande, perché non cambiarlo?”, ha scritto il presidente in un post che segna una svolta nella retorica americana, fino ad oggi più prudente.
La Casa Bianca, almeno formalmente, mantiene una linea più contenuta. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth, nella conferenza stampa al Pentagono, ha precisato: “Questa missione non era finalizzata a un cambio di regime ma a neutralizzare le minacce legate al programma nucleare”. Anche il generale Dan Caine, capo di stato maggiore, ha preferito non sbilanciarsi: “Troppo presto per dire se l’Iran abbia ancora capacità nucleari operative”.
I danni visibili e quelli incerti
Secondo l’intelligence Usa, i bombardieri B-2 hanno sganciato 14 bombe GBU sui siti di Fordow, Natanz e Isfahan, mentre un sottomarino ha lanciato decine di missili Tomahawk. Le immagini satellitari, diffuse nelle ore successive, mostrano danni estesi alle infrastrutture di superficie, in particolare a Isfahan dove 18 edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati.
A Natanz, i crateri creati dalle GBU misurano oltre cinque metri, in corrispondenza delle zone che ospitano le centrifughe. E a Fordow, il sito di arricchimento dell’uranio più protetto, sono visibili almeno sei impatti. Tuttavia, molte strutture si trovano sotto una montagna, e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha chiarito che al momento “non è possibile valutare i danni sotterranei”.
L’Institute for Science and International Security di Washington ha fornito invece una lettura più allarmante: tre degli ingressi ai tunnel sotterranei di Isfahan sarebbero crollati, con la possibilità che il collasso delle strutture esterne abbia sigillato il materiale nucleare, impedendone la dispersione.
Le incognite su Teheran
Fonti iraniane hanno riferito di evacuazioni parziali a Fordow prima dell’attacco. Ufficialmente, l’Organizzazione iraniana per l’energia atomica ha assicurato che il programma continuerà, mentre a livello internazionale aumentano le pressioni per evitare un’escalation.
Trump, intanto, rivendica “una vittoria militare netta”, lodando il lavoro dei piloti e delle forze armate. Ma con la sigla MIGA, lancia anche un messaggio politico: l’Iran, secondo il presidente Usa, deve cambiare leadership.
Un’affermazione che potrebbe ridefinire la postura americana nel Golfo Persico, proprio mentre il Majlis iraniano valuta la chiusura dello Stretto di Hormuz, e i mercati energetici globali si preparano a una nuova fase di instabilità.
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(con fonte AdnKronos)
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