Putin, repressione senza limiti: colpite anche le élite
Il Cremlino allarga la stretta: la paura investe funzionari, manager e intellettuali un tempo considerati intoccabili. Cresce il controllo sul web, nasce il “gulag digitale”
Un salto di scala nella repressione – La repressione in Russia ha compiuto un salto di scala: non colpisce più solo i cittadini che hanno osato esprimere un dissenso, anche con un semplice “mi piace” a un post critico, ma raggiunge ormai esponenti delle élite che per anni si erano sentiti protetti. Il panico si diffonde tra politici, manager e intellettuali, in un clima di paura che diventa sistema di governo.
“Una farsa che porta in prigione” – “Le persecuzioni si sono trasformate in un ‘Grand Guignol’, ma con prigioni e condanne vere. Una farsa che ora investe anche i putinisti fedeli”, spiega all’Adnkronos la scrittrice Elena Kostioukovitch, membro del comitato scientifico di Memorial Italia. Nessun ambiente è al sicuro, osserva, “non solo quello politico”.
Anche l’analista Andrei Kolesnikov, su Foreign Affairs, parla di “nuovo fattore paura”: nel sistema putiniano, scrive, detenere o mantenere una carica diventa un rischio a prescindere dalla lealtà dimostrata.
Gli “agenti stranieri” e i casi simbolo – Tra le figure colpite c’è Sergei Markov, ex deputato di Russia Unita e già consigliere elettorale di Putin. Dichiarato “agente straniero”, ha subito una campagna pubblica di delegittimazione persino nei talk show filo-Cremlino, dove il propagandista Vladimir Solovyov ha invocato la sua detenzione.
Nel mirino anche il Centro Eltsin di Ekaterinburg, accusato di diffondere messaggi “contro l’esercito” dopo la condivisione di post pacifisti. Dirigenti e collaboratori sono ora sotto processo.
Arresti e morti sospette – Secondo Novaya Gazeta, dall’inizio della guerra 56 alti funzionari e manager legati allo Stato sono morti in circostanze oscure, spesso precipitando da finestre. Tra loro il ministro dei Trasporti Roman Starovoit, ufficialmente suicida, e diversi dirigenti regionali.
In parallelo, solo tra giugno e luglio sono stati arrestati 140 funzionari per corruzione. Casi eccellenti come quello di Timur Ivanov, ex vice ministro della Difesa, condannato a 13 anni, mostrano la profondità della purga.
Dal potere al “gulag digitale” – La stretta non riguarda solo le élite. A fine agosto l’ex ingegnere di Yandex Sergei Irin è stato condannato a 15 anni per aver donato 500 dollari a un ente umanitario ucraino nel 2022. Episodi come questo si moltiplicano grazie al controllo capillare delle transazioni e dei social.
Il Cremlino ha varato un vero e proprio “gulag digitale”: dal primo settembre ogni dispositivo venduto in Russia include l’app di messaggistica “Max” di Vkontakte, mentre WhatsApp e Telegram subiscono restrizioni crescenti. Università e pubbliche amministrazioni sono obbligate a migrare sulla nuova piattaforma.
Un sistema che divora se stesso – Per Kolesnikov, la repressione mira a trasformare le élite in una classe impaurita, dunque controllabile. La Russia appare oggi come un sistema che consuma le proprie risorse interne, sostituendo i dirigenti rimossi con veterani della guerra in Ucraina, come anticipato dallo stesso Putin nel suo discorso sullo Stato della nazione.
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(con fonte AdnKronos)
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