Mascherine, Domenico Arcuri assolto per abuso d’ufficio
Il reato non è più previsto dalla legge. Dubbi di costituzionalità sul traffico di influenze illecite
Domenico Arcuri è stato assolto dall’accusa di abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla fornitura di mascherine cinesi durante la prima fase dell’emergenza Covid. Il giudice dell’udienza preliminare (gup) di Roma ha stabilito l’assoluzione dell’ex commissario straordinario perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Nel frattempo, infatti, il reato di abuso d’ufficio è stato abrogato.
L’inchiesta riguardava l’affidamento di appalti per un valore di 1,25 miliardi di euro per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine, con la mediazione di alcune aziende italiane.
Dubbi sulla legittimità del reato di traffico di influenze illecite
Per una decina di altri imputati, che hanno scelto il rito ordinario, il gup ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’attuale formulazione del reato di traffico di influenze illecite.
Secondo la Procura di Roma, la norma in vigore non punisce un nucleo minimo di condotte individuate dall’articolo 12 della Convenzione di Strasburgo, a cui l’Italia è vincolata. In particolare, non è più incriminato il comportamento di chi riceva o si faccia promettere vantaggi per sfruttare la propria influenza su funzionari pubblici, anche in relazione ad atti contrari ai doveri d’ufficio.
Ritenendo che la legge italiana possa essere in contrasto con gli obblighi internazionali, il gup ha accolto la richiesta dei pm e ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, sospendendo i termini del processo.
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(con fonte AdnKronos)
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