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Semplificare e rendere trasparenti gli investimenti nelle attività sostenibili, con l’obiettivo di contrastare il greenwashing. Questo è il proposito del nuovo regolamento approvato a ottobre dal Parlamento europeo per gli emittenti di obbligazioni che vogliano utilizzare la denominazione di ‘European Green Bond (EuGB)’ per la commercializzazione dei propri titoli.

Praticamente gli eurodeputati vogliono prevedere una sorta di marchio di garanzia europeo per le obbligazioni sostenibili, pensato per consentire agli investitori di indirizzare con maggiore fiducia i loro fondi verso tecnologie e imprese sostenibili.

L’iniziativa normativa continua nel solco tracciato a inizio anno con la Sustainable Finance Disclosure Regulation che ha introdotto criteri più rigidi in materia di finanza sostrenibile.

Già oggi i green bond rappresentano uno dei principali strumenti con cui l’Europa intende finanziare gli investimenti nelle tecnologie verdi, nell’efficienza energetica e delle risorse, nelle infrastrutture di trasporto sostenibili e di ricerca. Non a caso, l’Ue è di gran lunga il principale detentore di fondi green a livello globale, nonché la comunità più proattiva in ambito Esg.

Garantendo più trasparenza, l’Unione punta a promuovere prodotti finanziari che possano sostenere gli impegni presi dalle autorità comunitarie nella transizione climatica.

Che cos’è l’European Green Bond

L’European Green Bond (EuGB) è uno standard volontario che conferisce una sorta di “marchio premium” ai green bond. Quindi, le società emittenti europee possono continuare ad emettere obbligazioni verdi secondo altri standard, ma senza alcuna certificazione, a differenza di quelle ‘marchiate’ col bollino Ue che verranno ritenute più affidabili dagli investitori.

Il nuovo regolamento, approvato con una maggioranza di 418 voti favorevoli, 79 contrari e 72 astensioni, impone agli emittenti di obbligazioni che vogliano utilizzare la denominazione ‘obbligazione verde europea’ di seguire una serie di misure che tutelino l’iniziativa finanziaria e gli investitori dal rischio di greenwashing.

Tra le principali attività per ottenere la certificazione ci sono:

– la divulgazione pubblica di informazioni rilevanti sull’utilizzo dei proventi raccolti;

– predisposizione di una strategia per la transizione verde;

– la dimostrazione di come tali investimenti siano funzionali al raggiungimento effettivo degli obiettivi

Tali obblighi di informativa potranno essere rispettati anche dalle società che emettono obbligazioni che non sono ancora in grado di rispettare tutte le norme dell’EuGB, ma che desiderano comunque manifestare il loro impegno sostenibile.

Revisori esterni e periodo transitorio

L’European Green Bond istituisce inoltre un sistema di registrazione e un quadro di vigilanza per revisori esterni delle obbligazioni verdi europee, ossia i soggetti indipendenti responsabili della valutazione del rispetto delle norme. Stabilisce inoltre che gli eventuali conflitti di interesse, effettivi o potenziali, che possano riguardare i revisori esterni, debbano essere adeguatamente identificati, eliminati o gestiti, e divulgati in modo trasparente.

Fino a quando la tassonomia europea, ovvero la lista degli investimenti ritenuti sostenibili dall’Ue, non sarà pienamente operativa, gli emittenti di obbligazioni verdi dovranno garantire che almeno l’85% dei fondi raccolti sia destinato ad attività economiche in linea con i criteri della tassonomia.

Per garantire la trasparenza, gli emittenti dovranno fornire agli investitori informazioni specifiche attraverso modelli standard, che facilitano la valutazione dell’utilizzo dei proventi e il confronto tra le obbligazioni verdi.

L’iniziativa rappresenta un passo significativo verso la creazione di un mercato delle riparazioni più trasparente e competitivo, promuovendo investimenti sostenibili e contribuendo agli sforzi dell’Ue per la transizione verso la neutralità climatica.

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(AdnKronos)

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