
Tel Aviv, proteste per gli ostaggi nel 600° giorno di guerra con Hamas
I familiari accusano Netanyahu di sacrificare i prigionieri per mantenere l’occupazione. A Rafah, assalto a un centro aiuti umanitari: “Scena tragica”
Nel 600° giorno di guerra tra Israele e Hamas, la tensione cresce anche sul fronte interno israeliano. A Tel Aviv, i familiari degli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza hanno bloccato un’importante arteria del centro città per protestare contro l’inerzia del governo, chiedendo un accordo complessivo per la liberazione di tutti i prigionieri e la fine del conflitto. A riportarlo è il quotidiano Haaretz.
“Da 600 giorni siamo senza i nostri cari, mentre il governo israeliano li abbandona per preservare la propria coalizione”, si legge nella dura dichiarazione dei manifestanti. Il premier Benjamin Netanyahu e i suoi alleati Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir vengono accusati apertamente di anteporre l’occupazione militare di Gaza alla salvezza degli ostaggi. Le famiglie denunciano anche una strategia di rilascio selettivo che “condanna alcuni prigionieri a vita o a morte”, senza una reale volontà di raggiungere un accordo globale.
Nel frattempo, sul fronte umanitario, la situazione a Gaza resta drammatica. Migliaia di palestinesi si sono riversati in un centro per la distribuzione di aiuti della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), operativo nella zona meridionale di Rafah. Lo ha confermato un giornalista dell’Afp, mentre circolano online video che mostrano la folla assaltare le strutture.
La Ghf, in un comunicato, ha cercato di ridimensionare i fatti, spiegando che i contractor americani responsabili della sicurezza si sono ritirati momentaneamente per consentire a “un piccolo numero” di persone di accedere al cibo. Secondo l’organizzazione, prima dell’incidente erano stati annunciati 8.000 box alimentari da distribuire. “Le necessità sul campo sono enormi”, ha dichiarato la fondazione, aggiungendo che la situazione è successivamente tornata sotto controllo.
L’ufficio stampa del governo di Hamas ha parlato invece di “migliaia di persone affamate” accorse nel centro di distribuzione, descrivendo una “scena tragica e dolorosa”.
Lo stesso Netanyahu ha ammesso “una perdita di controllo momentanea”, confermando che il piano di distribuzione degli aiuti era stato coordinato con gli Stati Uniti e prevedeva l’impiego di una società americana per gestire i siti. “Fortunatamente, abbiamo riportato tutto sotto controllo”, ha affermato il premier, mentre un alto ufficiale dell’esercito ha definito la distribuzione “un successo” malgrado le difficoltà iniziali.
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(con fonte AdnKronos)
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