
Kamala Harris: quali passi della campagna Democratica dopo ritiro di Biden?
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La vicepresidente si prepara alla sfida contro Trump: il comitato democratico stabilisce le regole per la selezione del candidato
Oggi, lunedì 22 luglio, Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, pronuncerà un discorso sul South Lawn della Casa Bianca alle 11.30 ora locale, in occasione di un evento dedicato alle squadre del campionato 2023-24 della National Collegiate Athletic Association. Questo sarà il suo primo intervento pubblico dopo l’annuncio del ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale.
Prima dell’annuncio ufficiale del presidente, Harris aveva avuto numerose conversazioni telefoniche con Biden per discutere della sua decisione. Secondo la CNN, la vicepresidente ha passato la notte telefonando a oltre 100 leader politici, membri del Congresso e altre figure influenti, esprimendo gratitudine per il supporto ricevuto e preparando il terreno per una campagna di nomination a pieno titolo. Harris ha anche contattato il suo pastore Amos Brown III per ricevere supporto spirituale.
Il comitato democratico, che si riunirà mercoledì pomeriggio, dovrà ora stabilire un quadro trasparente ed equo per selezionare il nuovo candidato, come annunciato dai co-presidenti Tim Walz e Leah Daughtry. Questo processo è destinato a essere rapido e completo.
Nel frattempo, i principali donatori del Partito Democratico hanno espresso il loro sostegno a Kamala Harris come candidata alla presidenza, anche prima dell’annuncio ufficiale del ritiro di Biden. La situazione è cambiata rapidamente dopo le difficoltà finanziarie e le critiche che hanno colpito la campagna di Biden.
Kamala Harris non può sbagliare nulla… La sfida contro Trump non è uno scherzo
Con il ritiro di Biden, Harris si trova ora a prepararsi per una campagna contro Donald Trump con soli tre mesi di tempo. La sua precedente campagna presidenziale nel 2019 aveva visto un rapido declino, ma ora la vicepresidente deve evitare gli errori del passato e lanciarsi in uno sprint elettorale quasi impeccabile. Harris dovrà definire una piattaforma politica chiara e distintiva, e potrebbe mettere in primo piano la difesa dei diritti riproduttivi e la lotta contro i cambiamenti climatici, temi che potrebbero differenziarla significativamente dalla campagna di Biden.
In particolare, Harris potrebbe enfatizzare la protezione dei diritti all’aborto, soprattutto in risposta all’abolizione del diritto costituzionale da parte della Corte Suprema. Potrebbe anche spingere per un piano di investimenti più ambizioso per il clima, superando il piano da 1,6 trilioni di dollari adottato da Biden.
La vicepresidente si avvicina quindi a questa nuova fase della sua carriera politica con l’obiettivo di capitalizzare i sui punti di forza e correggere le debolezze della sua precedente campagna, in vista di una battaglia cruciale contro Trump per la Casa Bianca.
Il passaggio di testimone da Biden a Harris e le sfide di una convention senza candidato designato
Con la rinuncia di Joe Biden alla candidatura per le elezioni presidenziali del 2024 e il suo endorsement a Kamala Harris, la vicepresidente sembra destinata a diventare la frontrunner per la Casa Bianca. Tuttavia, il passaggio di testimone non sarà automatico, poiché la decisione di Biden ha dato avvio a una ‘open convention’, che si svolgerà il 19 agosto prossimo a Chicago senza un candidato già designato nelle primarie. Ciò significa che altri esponenti democratici potrebbero contendersi il sostegno dei delegati insieme a Harris.
Va notato che i delegati sono stati eletti sulla base del sostegno a Biden e selezionati dalla sua campagna. Perché un candidato diverso da Harris ottenga la maggioranza dei delegati, sarebbe necessario un significativo numero di defezioni da parte dei sostenitori di Biden. Tuttavia, le regole del partito democratico stabiliscono che i delegati eletti per Biden non sono obbligati a sostenere il suo successore designato.
In aggiunta, vi sono circa 700 ‘super delegati’, che sono leader del partito e funzionari eletti con maggiore libertà di voto. Questi delegati solitamente partecipano solo dalla seconda chiamata, e non è chiaro se durante questa convention senza precedenti verranno adottate regole straordinarie.
Per partecipare alla nomination in una open convention, i candidati devono raccogliere tra 300 e 600 firme di delegati, e ciascun candidato può ottenere solo 50 firme per Stato. Con 4700 delegati in totale, il numero di possibili candidati potrebbe teoricamente arrivare a 15, creando uno scenario di potenziale caos che i Democratici cercheranno di evitare a tutti i costi.
Infine, resta da vedere come verranno gestiti i fondi elettorali. Alla fine di giugno, la campagna di Biden aveva accumulato 96 milioni di dollari, con uno staff e uffici elettorali in tutto il Paese. La destinazione di questa massiccia infrastruttura è un terreno inesplorato, poiché non ci sono precedenti di un cambio di candidato nell’era delle campagne miliardarie. Se Harris rimarrà nel ticket, sarà logisticamente più facile per lei assumere il controllo dei fondi e della macchina elettorale, dato che il denaro e le risorse sono intitolati alla campagna Biden-Harris.
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(con fonte AdnKronos)
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