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Un’indagine approfondita condotta dal Washington Post ha portato alla luce un oscuro retroscena che ha sollevato domande spinose sulle misure di sicurezza e sulla trasparenza delle informazioni riguardanti l’attacco terroristico alla Crocus City Hall, nelle immediate vicinanze di Mosca, avvenuto lo scorso 22 marzo. Secondo quanto riportato dal giornale statunitense, gli Stati Uniti avevano fornito alla Russia avvisi estremamente dettagliati ben due settimane prima del tragico evento, contrastando così le dichiarazioni ufficiali russe che minimizzavano l’importanza dell’allerta.

Le rivelazioni emergenti mettono in discussione la tempestività e l’efficacia delle azioni intraprese dalle autorità russe in risposta agli avvertimenti. Dopo l’attacco, il governo di Mosca ha prontamente indicato l’Ucraina e l’Occidente come responsabili, attribuendo la tragedia materialmente a militanti dell’Isis-K originari del Tagikistan, ma facendo intendere che i mandanti fossero Kiev e i suoi alleati.

Prima della pubblicazione dell’articolo del Washington Post, fonti del Consiglio Nazionale di Sicurezza degli Stati Uniti avevano accennato a una trasmissione di informazioni concernenti un attacco terroristico imminente a Mosca, senza tuttavia specificare il bersaglio. La mancanza di una risposta chiara e convincente da parte del Cremlino alle richieste di chiarimento sull’avviso in questione, unita alle dichiarazioni evasive di Sergei Naryshkin, capo dei servizi segreti esteri russi, lasciano ulteriori dubbi sulla gestione della situazione da parte delle autorità russe.

Nonostante le assicurazioni di Naryshkin sul fatto che la Russia avesse adottato misure adeguate per prevenire l’attacco, i filmati provenienti dalla Crocus City Hall dimostrano un’incredibile mancanza di azione contro i terroristi. Secondo quanto riportato dai media russi, le forze speciali della polizia hanno tardato ad intervenire e hanno esitato prima di entrare nell’edificio, consentendo così che la tragedia si consumasse.

Gli esperti di sicurezza sottolineano che sebbene gli Stati Uniti condividano regolarmente informazioni sui potenziali attacchi terroristici con altri paesi, è insolito che tali avvertimenti includano dettagli così precisi sui potenziali obiettivi al fine di non compromettere le fonti dell’intelligence. Tuttavia, nel caso specifico della Crocus City Hall, la decisione di fornire informazioni così specifiche è stata presa con l’obiettivo di proteggere i cittadini americani presenti a Mosca. Da evidenziare che l’ambasciata degli Stati Uniti in Russia aveva già lanciato un’allerta generale il 7 marzo sui rischi di attentati durante concerti e eventi di massa, seguita da un ulteriore avviso mirato a Mosca 24 ore prima dell’attacco, focalizzato sul pericolo imminente relativo alla Crocus City Hall.

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(con fonte AdnKronos)

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