Pasta, prezzi alle stelle: rincari del 25,3% nelle principali città italiane
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Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha incaricato il Garante per la Sorveglianza dei Prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per esaminare il recente aumento del prezzo della pasta, che nel mese di marzo ha subito un aumento del 17,5% rispetto all’anno precedente, nonostante la riduzione del prezzo della materia prima e delle variazioni dei costi di produzione. La riunione, convocata il 11 maggio alle ore 14:30 presso il Mimit, sarà la prima della Commissione creata dal Decreto trasparenza, convertito in legge dal Parlamento il 10 marzo. La Commissione è composta da rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, dalle autorità competenti e dalle associazioni di categoria e dei consumatori.
Coldiretti ha affermato che il prezzo del grano duro per la pasta viene pagato in Italia a circa 36 centesimi al chilo, un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il prezzo della pasta è aumentato del doppio rispetto all’inflazione. Secondo l’Osservatorio del ministero del Made in Italy, i prezzi medi al consumo della pasta variano da 2,3 euro al chilo a Milano a 1,49 euro al chilo a Palermo.
Il Codacons ha accolto favorevolmente la convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi, ma ha affermato che l’Antitrust dovrà intervenire sui prezzi della pasta per fare chiarezza su possibili fenomeni speculativi. L’Associazione Assoutenti ha denunciato rincari medi del 25,3% nelle principali città italiane, con il prezzo della pasta che arriva fino a 2,44 euro al chilo. Inoltre, ha sottolineato come la pasta abbia subito “rincari fortissimi che non sembrano giustificati dalle quotazioni del grano” nell’ultimo anno.
Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha dichiarato che è necessaria una riduzione dei prezzi e ha espresso preoccupazione sul fatto che la moral suasion, ovvero la persuasione morale, possa non essere sufficiente per affrontare il problema. Ha anche sottolineato come finché la speculazione non sarà definita come una pratica scorretta, non si potrà agire contro i prezzi troppo alti, salvo vi siano prove di abusi di posizioni dominanti o di intese restrittive della concorrenza.
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(con fonte AdnKronos)
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