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Il Primo Maggio il cielo parigino, che il bollettino meteorologico annunciava sereno, si è presto of­fuscato per effetto dei gas lacrimogeni. Alle 3 del pomeriggio, la prefettura aveva già effettuato più di dodicimila controlli preventivi e due­cento interrogatori, tra cui cinquantacinque per atti violenti.

Più di quarantamila persone, tra stu­denti, lavoratori, Gilet Gialli e Neri (black blocs), hanno sfilato nelle strade della capitale in perfetta confusione, senza alcuna convergenza di idee o d’azione. Panico e incidenti si sono avvicendati malgrado il massiccio dispiego di forze dell’ordine che non si aspettavano un numero così elevato di manifestanti.

Scena degli eventi: bou­levard Montparnasse, sul tragitto delle famose brasseries Le Dôme, La Coupole e soprattutto La Rotonde dove il capo dello Stato ha festeggiato il secondo turno delle elezioni presidenziali il 23 aprile di due anni fa.

L’obiettivo di coesione ambito dai rappresentanti delle varie forze sin­dacali, che doveva servire «ad amplificare le battaglie che le urgenze sociali e climatiche richiedono», è stato presto disatteso e Parigi si è confermata «capitale delle sommosse». Sommosse che hanno tenuto in stato di allerta anche il sindaco Anne Hidalgo, rimasta bloccata al suo posto di osservazione per essere pronta a intervenire in caso di emergenza.

I locali aperti si sono affrettati ad abbassare le saracinesche e la situazione è rimasta sotto controllo per un po’, anche grazie al drone che sorvolava il corteo pro­teiforme e plurisindacale dei manifestanti, reso sempre più fitto dal confluire dei militanti in difesa dell’ambiente e del clima, dei gruppuscoli di neofascisti pro­venienti dall’altra riva della Senna oltre che dei vari amici di Leo Ferré, Renaud, o i «Non, je ne regrette rien!» di Edith Piaf. La macchia colorata dei Gilet Gialli tuttavia era imponente e ha guadagnato rapidamente la prima posizione.

«I numeri della mobilizzazione sono impressionanti», ha gongolato sul posto Philippe Martinez, segretario della Confederazione generale del lavoro (CGT). L’entusiasmo però è durato poco. È in quel momento che qualche decina di manifestanti, cap­puccio nero e pugno alzato, cominciano a rimontare il corteo in senso inverso. Di fronte alla brasserie La Rotonde – con i vetri oscurati -, le forze dell’ordine, protette da casco e scudo, formano un muro. Nel caos delle tensioni, è il leader de la CGT ad essere accerchiato. «Avanza, avanza, sindacalista di merda!», si sente distintamente nel video trasmesso da France 3. Trascinato sotto una pioggia abbondante di gas lacrimogeni e di in­sul­ti, riapparirà tuttavia due ore dopo – dietro i Gilet Gialli. «È grave, la polizia ha caricato il segretario della CGT», accusa davanti alla telecamera in pieno corteo. «C’è qualche problema con il prefetto e con il primo ministro», rincara non a torto il sindacalista. Ma dal canto loro le forze dell’ordine si sono affrettate a trasmettere su Twitter che la loro missione è di far «rispettare l’ordine repubblicano per permettere a ognuno di esprimere le proprie idee in tutta sicurezza, precisando che la CGT non è mai stata nel mirino della Polizia».

I commenti aspri non sono mancati, tra i militanti e no di ogni livello. Ma la solidarietà anche: una porta si è aperta verso l’inizio di boulevard Montparnasse per far mettere al riparo, nella penombra della scala condominiale, feriti e persone anziane con la tosse e gli occhi rossi.

Ricevuti in mattinata all’Eliseo quattrocento professionisti della ri­storazione, Emmanuel Macron si era invece defilato con Brigitte per raggiungere «La Lanterne», la residenza di Stato lungo il parco del castello di Versailles, forse nella speranza di scacciare i brutti ricordi del Primo Maggio dell’anno precedente, segnato dalla vicenda Benalla – ambigua e ancora non del tutto chiarita – che aveva messo in pericolo il quinquennato della sua Presidenza. Insomma, il mazzolino di mughetto che in Francia profuma questa ricorrenza non sembra portargli molta fortuna.

Al momento di chiudere questo articolo, è d’obbligo segnalare una successione di altri incidenti che hanno scosso la giornata di festa. Tra i più gravi, risulta l’irruzione all’ospedale Pitié-Salpêtriere. Secondo alcune voci un nutrito gruppo di manifestanti, avrebbe divelto con la forza il recinto dell’ospedale, e si sarebbe spinto fino al reparto chirurgico, causando panico e disagi tra personale e malati. Ma a dire di altri, i manifestanti, accerchiati e sospinti dalle forze dell’ordine e dai black blocs, avrebbero divelto il recinto soltanto per trovare riparo. Difficile stabilire la verità e le polemiche impazzano. Ne sapremo di più prossimamente quando i video e le immagini al vaglio della Polizia saranno disponibili.

Liduina Demontis
(corrispondente dalla Francia)

 

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