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L’impero giapponese gode di una mirabile stabilità, ed è la Monarchia più antica della Storia, dato che affonda le proprie radici nel 600 a. C.
È come se noi italiani avessimo ancora a governarci i re di Roma.
La religione nazionale shintoista vuole che progenitrice dell’Impero sia la  Dea del Sole Amaterasu. Gli Imperatori che si sono via via succeduti in quasi tremila anni sono “solo” 125.
Nel fatidico 1989 morì l’imperatore Hirohito e gli succedette Akihito, il quale ieri, a 85 anni, ha abdicato a favore del figlio Naruhito, che ha 59 anni.
Ieri si è conclusa l’era Heisei, della riconciliazione e della pace. Da oggi si apre l’era dedicata ai cambiamenti climatici, Reiwa (ordine armonico).

Di Akihito rimarrà celebre la foto in cui è accovacciato per terra con la moglie Michiko accanto agli sfollati del Fukushima.
L’Espresso in edicola riporta una dichiarazione del decano della stampa giapponese Hidezaku Kanda: “Nell’immediato dopoguerra il sistema imperiale era giunto al suo minimo storico. Allora un referendum istituzionale come quello che avete avuto in Italia ne avrebbe sicuramente sancito la fine. Oggi invece, di fronte alla inadeguatezza e all’arroganza dei politici, la gente comune vedrebbe con favore  un maggiore coinvolgimento della famiglia imperiale, che non è più oggetto di culto dei fanatici nazionalisti, ma amata e rispettata da tutta la popolazione“.
Mortificato e impotente di fronte al tracotante Impero marxista di impronta capitalista cinese, il Giappone sta attraversando una fase di stagnazione. La situazione demografica è drammatica, come quella italiana, ma senza il conforto dell’immigrazione. Il Giappone ha infatti il primato mondiale dell’invecchiamento della popolazione. Le morti superano le nascite al ritmo di 250.000 all’anno. Di questo passo si passerebbe da 120 milioni di giapponesi a 60 entro fine secolo.
Forza, caro Giappone, fratello di sventura.

Giancarlo De Palo

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