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A sei mesi dall’inizio, la guerra in Ucraina continua il suo passo lento, la sua opera di logoramento di entrambi i fronti, nel timore tuttavia di “un passo eccessivo” delle forze di Kiev che provochi una escalation da parte della Russia. In assenza di scossoni, si prevede, la guerra terminerà con un “pareggio sul campo” e una linea di demarcazione come quella che divide le due Coree.

Il paragone poco ortodosso che viene usato da un analista occidentale interpellato dall’Adnkronos per descrivere l’azione dell’Ucraina nei confronti della Russia è quello della “grattugia”, che ha operato sugli strati esterni delle forze, oramai bruciate nella loro prima linea sia in termini di mezzi che di personale, e che ora colpisce le retrovie, la logistica, con un andamento che ha portato di recente Mosca a spostare gli aerei militari dispiegati in Crimea, a limitare quindi la capacità delle forze russe di spostare le munizioni là dove possono essere usate.

“La guerra di attrito può assumere forme diverse: quella in cui si trovano le forze ora è paragonabile a una lenta erosione del formaggio, con una grande attenzione a non staccarne un pezzo troppo grosso. E’ finita la fase del confronto quasi corpo a corpo, nel quale le armi a corto raggio bruciavano le forze russe che cercavano di avanzare – dice – E’ quindi cambiata la grana della grattugia. Ora gli ucraini hanno a disposizione armi che vanno più in profondità, come i lanciarazzi Himars o missili anti radar che consentono la progressiva distruzione dei radar nemici”.

La guerra è iniziata lo scorso 24 febbraio con un attacco frontale russo in tutte le direzioni. Le forze russe sono state decimate con le armi a corto raggio come i Javelin. Quando le perdite sono diventate insostenibili, le forze di Mosca si sono completamente ritirate dalle grandi città, per raggrupparsi nel Donbass e nel Sud, nella regione di Kherson e a Mariupol e Zaporizhzhia.

I russi hanno allora fatto ricorso all’artiglieria “in maniera massiccia, con milioni di proiettili”, portando in Ucraina l’eco della grande guerra nel 1915. “E le forze ucraine hanno quindi cambiato passo. Hanno cominciato a colpire le retrovie, i depositi di munizioni, prima con gli obici, che hanno un raggio di 24-30 chilometri, e poi con i razzi montati sugli Himars, che arrivano a 70. Ma la strategia è la stessa sin dall’inizio: consumare poco a poco le forze nemiche”, spiega l’analista.

Una eventuale escalation potrà essere orizzontale, “con l’estensione ad altri Paesi”, o verticale, con la mobilitazione generale o anche l’uso di armi non convenzionali da parte della Russia. Quando si parla di aiuti esterni, il riferimento è a personale in arrivo dalla Corea del Nord, armi e tecnologia (microchip, di cui la Russia ha bisogno e in assenza dei quali è costretta a impiegare sistemi sovietici privi di elettronica) dalla Cina, munizioni e droni economici dall’Iran. “Ecco perché serve la grattugia e non il coltello o l’acetta”, precisa l’analista.

Ma il risultato finale quale sarà? Il pareggio è l’esito più probabile di questo conflitto considerando che anche gli ucraini, per cui non esiste il problema dell’esaurimento dei mezzi, con aiuti militari dagli Stati Uniti dall’inizio della guerra pari a dieci miliardi di dollari, il 90 per cento dei quali spesi in munizioni, e dall’Ue di un miliardo di euro, hanno subito ingenti perdite di personale.

“La Russia la guerra l’ha persa nel momento in cui non è riuscita a far cadere il governo ucraino. Ha anche perso la guerra con l’Occidente, dove prima del 24 febbraio c’era nei confronti di Mosca un atteggiamento ondivago e dubbioso, che ora non c’è più. Resta solo da capire dove sarà tracciato il solco sul terreno. Quando le attività militari si ridurranno, senza una vittoria o una sconfitta, in una situazione che potrebbe rimanere congelata per mesi, o anche per decenni. Il modello è la Corea. Con una Linea di contatto che diventa Zona demilitarizzata”, conclude.

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