Mandati d’arresto per Netanyahu, Gallant e Deif: scontro Israele-Corte Penale Internazionale
La Cpi accusa il premier israeliano, l’ex ministro della Difesa e il capo di Hamas di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Israele respinge con forza le accuse, definendo la decisione “antisemita”
La Corte Penale Internazionale (Cpi) ha emesso tre mandati di cattura per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, coinvolgendo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e Mohammed Deif, leader militare di Hamas. La decisione, presa all’unanimità dai giudici della Cpi, apre un nuovo capitolo nel conflitto israelo-palestinese, scatenando forti reazioni da entrambe le parti.
Le accuse
Secondo la Corte, Netanyahu e Gallant sono accusati di aver deliberatamente privato la popolazione civile di Gaza di beni essenziali come cibo, acqua, medicine, carburante ed elettricità, configurando l’utilizzo della fame come arma di guerra. Inoltre, sono imputati per crimini contro l’umanità, tra cui omicidio e persecuzione, e per aver ordinato attacchi mirati contro civili.
Mohammed Deif, capo delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, il braccio armato di Hamas, è invece ritenuto responsabile degli attacchi del 7 ottobre 2023, inclusi omicidi, stermini, torture, violenze sessuali e presa di ostaggi. Israele sostiene di aver eliminato Deif in un attacco aereo nell’agosto 2023, ma Hamas non ha mai confermato la sua morte.
La reazione israeliana
Netanyahu ha definito la decisione della Cpi “assurda e antisemita”, respingendo ogni accusa e dichiarando che Israele non si piegherà alle pressioni internazionali. L’ufficio del premier ha inoltre attaccato la credibilità della Corte, accusandola di essere un organo politicizzato, influenzato da interessi anti-israeliani.
Anche il presidente Isaac Herzog ha condannato duramente la sentenza, definendo la decisione un “giorno buio per la giustizia” e accusando la Cpi di ignorare le sofferenze degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza. Herzog ha inoltre accusato la Corte di schierarsi con “terrorismo e male” contro la democrazia.
Il contesto internazionale
Le implicazioni pratiche della decisione potrebbero essere limitate, poiché né Israele né il suo principale alleato, gli Stati Uniti, fanno parte della Cpi. Tuttavia, Netanyahu e Gallant rischiano l’arresto se viaggeranno in uno dei 120 Paesi membri della Corte.
La sentenza arriva in un momento di tensione crescente: la comunità internazionale è divisa tra chi sostiene Israele nella sua guerra contro Hamas e chi critica le sue operazioni militari a Gaza, accusandolo di violare il diritto umanitario.
Con questa decisione, la Cpi riafferma il principio della giustizia universale, ma il conflitto ideologico e politico attorno al tribunale rischia di compromettere l’efficacia e la percezione del suo operato.
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(con fonte AdnKronos)
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