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Mediterraneo, aree marine protette sì ma in molti casi solo sulla carta. In queste zone, dove la pesca a strascico è vietata, i pescherecci continuano ad entrare indisturbati per portare avanti la propria attività, Italia compresa: qui, sono ben 14 le aree protette violate, tra cui le Isole Tremiti che sono ‘Ztb’, Zona di tutela biologica. A denunciare una tutela ‘fantasma’ è il nuovo Atlante della Med Sea Alliance che, per la prima volta, mappa le aree permanentemente chiuse alla pesca a strascico nel Mediterraneo e indaga sulle attività di pesca a strascico in queste aree.

L’Atlante, pubblicato in vista della sessione annuale della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (Tirana, 7-11 novembre), mostra le violazioni presunte e confermate della pesca a strascico in 350 aree in cui questa è permanentemente vietata, mappate da MedReAct e utilizzando dati, algoritmi e modelli sviluppati da Global Fishing Watch per valutare eventuali violazioni. Risultato: nel periodo gennaio 2020 – dicembre 2021, l’Atlante documenta presunta attività di pesca a strascico in 35 aree protette del Mediterraneo, da parte di presumibilmente 305 pescherecci, per un totale di 9.518 giorni di pesca presunta.

Sono invece circa 170 casi di infrazioni confermate tra gennaio 2018 e dicembre 2020 relative a Italia, Turchia, Francia, Algeria e Marocco. In Italia (unico Paese in Europa ad aver fornito dati chiari) sono 85 le infrazioni sanzionate tra gennaio 2018 e giugno 2021, di cui 80 nelle zone di restrizione alla pesca istituite dalla Cgpm e 5 nelle Aree Marine Protette. Per quello che riguarda invece le infrazioni presunte in 178 aree italiane chiuse alla pesca a strascico, l’analisi dell’Atlas evidenzia possibili attività di pesca illegale in 14 aree protette da parte di presumibilmente 114 pescherecci dal 2020 al 2021.

Focus sulle isole Tremiti. MedReAct ha pubblicato un’inchiesta sulla Zona di Tutela Biologica delle isole Tremiti che conferma le indicazioni dell’Atlante, ovvero che i pescherecci entrano indisturbati a strascicare in aree che dovrebbero essere chiuse. “La nostra indagine – spiega Domitilla Senni, responsabile di MedReAct – rivela come quest’area sia protetta solo su carta anche per l’assenza di controlli, come denunciato dai piccoli pescatori che subiscono le incursioni illegali della pesca a strascico. Chiediamo al nuovo governo italiano di garantire che i divieti di pesca a strascico siano pienamente applicati per sostenere il recupero degli stock ittici e la tutela degli habitat sensibili”.

L’analisi delle presunte infrazioni condotta da Global Fishing Watch si basa sui dati del Sistema di Identificazione Automatica (Ais) utilizzato per la sicurezza in mare, incrociati con il Registro della Flotta dell’Ue e con altre serie di dati pertinenti, per dedurre il comportamento dei pescherecci potenzialmente dediti alla pesca a strascico all’interno delle zone vietate. Mentre l’Ais è obbligatorio per tutti i pescherecci battenti bandiera di uno Stato dell’Ue di lunghezza superiore a 15 metri, nel Mediterraneo non europeo l’Ais non è richiesto dalla maggior parte degli Stati. Per questo motivo la maggior parte delle presunte infrazioni è stata riscontrata da parte delle flotte Ue.

Quindi, come spiega Tony Long, Ceo di Global Fishing Watch, l’analisi sulle presunte infrazioni rappresenta la punta dell’iceberg, poiché si basa solo sui dati Ais che non tutti i pescherecci utilizzano in modo costante, “anche se non è possibile tracciare le imbarcazioni che deliberatamente spengono il loro Ais quando entrano in una zona chiusa, o che magari non lo usano mai, l’Atlante e l’indagine a esso associata mettono in luce che il problema esiste ed è serio”.

Oggi il 75% degli stock ittici del Mediterraneo è soggetto a sovrasfruttamento. “La pesca illegale nelle aree protette – sottolinea Aniol Esteban, Steering Committee della Med Sea Alliance – mina le misure di gestione nazionale e regionale degli stock ittici, minaccia i mezzi di sostentamento dei pescatori che seguono le regole e danneggia gli sforzi di conservazione dell’ambiente marino”.

Le aree marine protette, le zone di restrizione della pesca, le zone di tutela biologica e i siti Natura 2000, sono un prerequisito per il recupero e la protezione del Mar Mediterraneo. L’evidenza di casi presunti o confermati di pesca a strascico nelle aree protette suggerisce che la pesca non regolata e non regolamentata ne sta minando la sostenibilità.

I membri della Med Sea Alliance chiedono ai governi di proteggere efficacemente le aree chiuse dalla pesca a strascico attraverso la piena applicazione delle norme e una maggiore trasparenza. E chiedono all’Ue e alle parti contraenti della Cgpm di indagare sulle potenziali violazioni, prendere provvedimenti e fornire informazioni pubbliche sui casi confermati, e di mettere in atto un sistema di monitoraggio efficace tracciando tutti i pescherecci con il sistema Vessel Monitoring System, imponendo anche l’obbligo dell’Ais per tutti i pescherecci di lunghezza superiore a 15 metri.

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(AdnKronos)

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