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Il Parlamento europeo ha deciso di far vedere i sorci verdi alla Commissione sulla tassonomia, la classificazione per legge comunitaria di che cosa è un investimento ‘Green’ e cosa non lo è. La commissione Envi e la commissione Econ, due tra le più importanti dell’Aula di Strasburgo, oggi hanno adottato a maggioranza a Bruxelles un’obiezione alla proposta della Commissione sulla tassonomia verde, in particolare per quanto riguarda l’inclusione del nucleare e del gas nella lista delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. L’obiezione è stata adottata con 76 voti a favore, 62 contro e 4 astenuti.

Gli eurodeputati, nella risoluzione, riconoscono il ruolo che nucleare e gas potranno giocare nella transizione ad un’economia sostenibile, ma ritengono che gli standard tecnici proposti dalla Commissione nel regolamento delegato per sostenere la loro inclusione non rispettino i criteri fissati nel regolamento sulla tassonomia. La risoluzione chiede anche che qualsiasi nuovo atto delegato in materia sia soggetto ad una consultazione pubblica e ad una valutazione di impatto, visto la sua rilevanza economica, ambientale e sociale.

La Commissione ha deciso di includere il gas e il nucleare tra le attività di transizione tramite un atto delegato, strumento legislativo che viene generalmente usato per materie tecniche. In questo caso la materia era tecnica, ma anche molto politica. Per di più, la Commissione, dopo un rinvio deciso per evitare troppe polemiche, ha mandato l’atto delegato alle capitali la sera del 31 dicembre, quando tutta Europa era impegnata a festeggiare l’anno nuovo. Se per ‘abbattere’ un atto delegato in Consiglio occorre una maggioranza qualificata inversa di 20 Paesi, quasi impossibile da ottenere, in Parlamento basta una maggioranza semplice, 353 voti.

Le reazioni al voto in commissione di oggi da palazzo Berlaymont non si sono fatte attendere. “Guardiamo con attenzione al voto in plenaria”, hanno detto i portavoce dell’esecutivo Ue, riconoscendo che, se in Aula si dovesse raggiungere la maggioranza necessaria, allora l’atto delegato sarà morto. Se la maggioranza assoluta degli eurodeputati (353) obietterà alla proposta della Commissione, allora l’esecutivo Ue dovrà ritirarla o emendarla. La risoluzione verrà votata nella plenaria del 4-7 luglio. Si profila quindi una battaglia forse ancora più calda di quella sulla riforma dell’Ets, nell’ultima plenaria prima della pausa estiva, nel bel mezzo della guerra in Ucraina che ha fatto prendere il volo al prezzo del gas.

Sarà un voto importante, oltre che per la sostanza (se gas e nucleare verranno esclusi dalla tassonomia, sarà un problema finanziare gli impianti, per diversi Paesi, a cominciare dalla Francia di Emmanuel Macron, ma non solo), anche per l’equilibrio tra le istituzioni Ue. Il Parlamento, che subì l’umiliazione nel 2019 dell’abbattimento, uno dopo l’altro, degli Spitzenkandidaten da parte dei capi di Stato è di governo guidato da Macron e Angela Merkel, ora, davanti alle scelte legislative della Commissione di Ursula von der Leyen, prende di mira l’atto delegato sulla tassonomia.

Raccogliere la maggioranza necessaria ad ‘abbattere’ l’atto delegato sulla tassonomia, comunque, non sarà semplice, anche perché nel gruppo Renew Europe, che fa spesso da ago della bilancia, i macroniani hanno un peso notevole (e si suppone che non voteranno contro il nucleare, prezioso per la Francia), ma potrebbe non essere impossibile, anche se tutto dipenderà dalla tenuta dei gruppi politici, e molto da cosa farà il Ppe, che resta il primo gruppo dell’Emiciclo. Simona Bonafé del Pd, vicepresidente del gruppo S&D, ha dichiarato che “gas e nucleare potrebbero essere ancora necessari per soddisfare i bisogni energetici e utili nella transizione verso un’Ue climaticamente neutrale. Ma di sicuro non sono né verdi né sostenibili. Quindi, non abbiamo avuto altra scelta se non votare contro la decisione di classificarli come in linea con la tassonomia. Abbiamo costantemente insistito su questo con la Commissione”.

Dall’altra parte l’Ecr, il gruppo dei Conservatori e Riformisti, con il ceco Alexandr Vondra (Praga punta molto sull’atomo) sottolinea che “il nucleare è l’unico modo per fare velocemente la transizione alla neutralità climatica in Europa, quindi non dovrebbe essere svantaggiato nel sostegno finanziario. E nel periodo di transizione avremo anche bisogno di centrali a gas. Dobbiamo essere molto attenti, perché la decisione finale manderà un segnale forte ai mercati finanziari”. Anche per la delegazione della Lega “il nucleare e il gas sono elementi fondamentali per raggiungere la neutralità climatica, in Europa e soprattutto in Italia. Il voto di oggi rappresenta un passo indietro in questa direzione, che non aiuta a liberare il Paese e il continente dalla dipendenza e dai ricatti di dittatori e autocrati. Dopo anni di scelte sbagliate di Bruxelles in materia di politica energetica, non possiamo permetterci altri errori”.

Bas Eickhout, membro di entrambe le commissioni, verde olandese e relatore del Parlamento sul regolamento sulla tassonomia, riconosce che non sarà facile ‘uccidere’ l’atto delegato: “Il voto di oggi dimostra che, anche se molti eurodeputati comprendono che l’energia nucleare e il gas non sono sostenibili, la corsa è sul filo di lana. Abbiamo bisogno di massicci investimenti nell’espansione delle energie rinnovabili, non delle energie del passato. Il Green Deal non deve essere usato per finanziare energie dannose per l’ambiente e per il clima e che creano rischi non gestibili. La crisi del costo della vita e della guerra in Ucraina indicano che l’Ue deve urgentemente diventare indipendente dal gas e dall’uranio russi: l’ultima cosa che ci serve sono incentivi artificiali per investire in energie fossili e nucleari, a spesa delle rinnovabili e di altri settori sostenibili”.

Allineati sulla stessa posizione, infine, i Cinquestelle, sia attuali che ex. Per Fabio Massimo Castaldo e Laura Ferrara, della delegazione pentastellata, “nucleare e gas non possono essere classificati fra gli investimenti sostenibili, semplicemente perché sono due fonti energetiche inquinanti e che producono scorie”. E anche per Ignazio Corrao, che ha lasciato il Movimento per approdare nei Verdi/Ale a Bruxelles, “questo è un segnale importante. Non vogliamo gas e nucleare nella tassonomia dell’Ue. Non scenderemo a compromessi sul Green Deal”. Se il Parlamento dovesse fallire, rimane l’ostacolo della Corte di Giustizia: Lussemburgo e Austria hanno già annunciato da mesi l’intenzione di trascinare la Commissione davanti ai giudici per l’atto delegato sulla tassonomia.

(AdnKronos)

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