Violenza contro le donne: norme, diritti e nuove tutele in Italia
La Giornata del 25 novembre rilancia il tema della violenza contro le donne
La violenza contro le donne è al centro della Giornata internazionale del 25 novembre, istituita dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1999 per ricordare il sacrificio delle sorelle Mirabal, uccise per la loro opposizione alla dittatura di Rafael Trujillo nella Repubblica Dominicana. Una data simbolica che richiama una battaglia ancora aperta.
Un fenomeno radicato e dai numeri drammatici
Ogni giorno in Italia 85 donne subiscono un reato, dai maltrattamenti familiari allo stalking fino alla violenza sessuale. Nel 2022 si sono registrati 106 femminicidi, un dato stabile rispetto agli ultimi anni: 61 vittime sono state uccise da partner o ex partner, tutti uomini, secondo l’Istat. Sono cifre che confermano l’urgenza di contrastare la violenza contro le donne con strumenti efficaci e continui.
Cosa prevede la definizione Onu di violenza di genere
Secondo l’articolo 1 della dichiarazione delle Nazioni Unite, rientra nella “violenza contro le donne” qualsiasi atto fondato sul genere che provochi danno fisico, sessuale o psicologico, incluse minacce, coercizioni e privazioni della libertà. Il ministero dell’Interno estende il concetto a violenza psicologica, fisica, sessuale, atti persecutori, stupri e femminicidi, configurando un quadro ampio che coinvolge forme diverse di discriminazione.
Norme nazionali e Convenzione di Istanbul
L’impianto normativo italiano affonda le sue radici nella Convenzione di Istanbul del 2011, che riconosce la violenza sulle donne come violazione dei diritti umani. La normativa interna si è evoluta con il reato di stalking del 2009, il Codice rosso del 2019 e la legge 69/2019 sulle tutele in caso di violenza domestica. Previsti aggravanti, protezioni giudiziarie, permessi umanitari per vittime straniere e misure per la tutela dei minori testimoni di abusi.
Le nuove leggi su femminicidio e consenso
Il Parlamento si appresta oggi, 25 novembre 2025, ad approvare definitivamente la legge che introduce il reato autonomo di femminicidio: l’articolo 577-bis prevede l’ergastolo per chi uccide una donna per odio di genere o per reprimere i suoi diritti. Intanto la Camera ha approvato all’unanimità la riforma che ridefinisce la violenza sessuale basandosi sul concetto di “consenso libero e attuale”, in linea con la Convenzione di Istanbul: senza un consenso esplicito, ogni atto sessuale diventa reato. Il testo passa ora al Senato.
Strumenti di protezione e richieste di aiuto
Il Codice rosso ha rafforzato la risposta penale prevedendo per i pm l’obbligo di ascoltare rapidamente le vittime. Accanto agli strumenti istituzionali, è stato introdotto anche il ‘Signal for Help’, un semplice gesto della mano ideato dalla Canadian Women’s Foundation per chiedere aiuto in modo discreto: pollice piegato nel palmo e dita che lo chiudono in un unico movimento.
La battaglia contro la violenza contro le donne resta una priorità, richiedendo prevenzione, cultura del rispetto e una rete di protezione capillare che tuteli le vittime in ogni fase del percorso.
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(con fonte AdnKronos)
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