Centrodestra diviso sulle regionali: il nodo Zaia e lo stallo in Campania
Vertice rinviato: Meloni concentrata sul summit Trump-Putin. Veneto e Campania restano i dossier più caldi
Le tensioni interne al centrodestra sulle prossime elezioni regionali restano irrisolte. Il clima, definito ironicamente da un esponente della coalizione come un “caos calmo”, è di stand-by. Nessun vertice è previsto a Ferragosto: la priorità per Giorgia Meloni resta il conflitto in Ucraina e il vertice Trump-Putin in programma il 15 agosto in Alaska. Veneto e Campania restano i due fronti aperti.
Il nodo Veneto e la “variabile Zaia”
Per il post-Zaia, la Lega insiste per un proprio candidato, mentre il governatore uscente rilancia la sua lista personale alle regionali, definendola un “valore aggiunto” e ricordando di aver sempre avuto una civica. Zaia, al terzo mandato e quindi non ricandidabile, sostiene che la lista servirà a portare voti e che Meloni ne è consapevole.
In Fratelli d’Italia, invece, prevale la freddezza: il senatore Raffaele Speranzon ribadisce che sarà il futuro candidato presidente a decidere le liste, mentre Luca De Carlo parla di “anomalia” avere una lista guidata da chi non è candidato. Anche Forza Italia, per voce di Fulvio Martusciello, avverte del rischio di schede nulle, ricordando i 100mila voti bianchi o nulli del 2020 e ipotizzando un aumento di 50mila unità.
Campania in attesa e senza nomi forti
In Campania, dove il voto potrebbe tenersi tra ottobre e novembre, il centrodestra attende le mosse del centrosinistra, dato favorito con Roberto Fico anche senza Vincenzo De Luca in campo. I nomi in circolazione sono Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, Giosi Romano, coordinatore della Zes unica del Mezzogiorno, Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II, e Giovanni Francesco Nicoletti, rettore della Vanvitelli. Ma un parlamentare di lungo corso ammette: “Il vero problema è che non abbiamo nessun nome pronto, vista la sconfitta annunciata”.
Unità e programma, le priorità dichiarate
Il messaggio ufficiale da FdI è che prima di discutere di nomi serve fissare la data delle elezioni, garantire l’unità della coalizione e definire un programma per i prossimi 5-10 anni. Ma dietro la facciata di “caos calmo” le tensioni restano, e il centrodestra non sembra vicino a una soluzione condivisa.
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(con fonte AdnKronos)
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