Caso Chiara Poggi, il Dna maschile sulla garza è frutto di contaminazione
La Procura di Pavia: materiale biologico proveniente da un uomo deceduto prima dell’omicidio
La Procura di Pavia ha confermato che il Dna maschile rinvenuto su una garza usata durante l’autopsia di Chiara Poggi, effettuata a giugno scorso nell’ambito dell’incidente probatorio, è il risultato di una contaminazione. Il materiale biologico sarebbe appartenuto a un uomo deceduto prima della ventiseienne, con il quale la vittima avrebbe condiviso solo il tavolo dell’autopsia eseguita a Vigevano.
Gli accertamenti tecnici
Il procuratore capo Fabio Napoleone ha spiegato che, ipotizzando una contaminazione dovuta a strumenti non sterili, sono state effettuate verifiche da parte dei genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani. Il confronto con campioni biologici di cinque uomini sottoposti ad autopsia poco prima di quella di Chiara ha evidenziato una compatibilità con uno di loro, identificato con il codice anonimo 153E.
Possibile riesumazione
Per confermare la totale corrispondenza del Dna, la Procura ha affidato nuovi approfondimenti all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che potrebbe ricorrere alla riesumazione dell’uomo morto 18 anni fa per cause naturali. La Cattaneo è stata incaricata anche di rivalutare le cause della morte di Chiara Poggi e gli elementi raccolti sulla scena del delitto.
Le reazioni della difesa
Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, nuovo indagato per l’omicidio, ha commentato: “Più si approfondiscono gli accertamenti, più si concretizza ciò che abbiamo sempre sostenuto. Andrea Sempio non c’entra nulla e il clamore si placherà presto. È solo fumo negli occhi”.
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(con fonte AdnKronos)
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