Midterm Usa, negli Stati della West Coast lo spoglio è lentissimo
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Esortano alla pazienza i funzionari degli Stati americani, in maggioranza della West Coast, dove a tre giorni dalla chiusura delle urne non sono stati proclamati i vincitori, impedendo così di avere certezze su maggioranza della Camera e Senato. In particolare, l’attenzione è concentrata su Arizona e Nevada – i due Stati dove i duelli per il Senato saranno decisivi per determinarne la maggioranza, insieme al ballottaggio in Georgia del 6 dicembre – dove, secondo le stime della Cnn, a ieri sera mancavano ancora rispettivamente 540mila e 95mila voti da scrutinare.
Stallo anche in California, che è uno degli otto stati – insieme a Colorado, Hawaii, Nevada, Oregon, Utah, Vermont e Washington – dove vengono mandate a tutti gli elettori le schede per il voto per posta. E dove sono ancora aperti una decina di duelli decisivi per la Camera dove i repubblicani sono proiettati verso la vittoria, ma ancora hanno bisogno di 7 seggi per assicurarsi al maggioranza. Lo spoglio, avvisano i funzionari californiani, potrebbe ancora andare avanti per giorni, se non settimane.
Sono diverse le ragioni per le quali negli stati della West Coast, e non solo l’enorme diffusione del voto per posta, sembrano destinati a questo spoglio infinito. A cominciare da un elettorato spaccato, visto che se i risultati non fossero così sul filo del rasoio – con scarti a volte anche solo di mille punti – non si aspetterebbe così tanto per aggiudicare i seggi.
Dei 34 seggi ancora da assegnare alla Camera, 16 sono in California, 3 in Arizona, 3 in Nevada, 2 in Oregon, 2 nello stato di Washington, 2 in Colorado, 1 in Montana, 1 in New Mexico, oltre i due in Alaska e Maine che vengono assegnati con il sistema della seconda scelta che è sempre più lungo.
Negli Stati Uniti lo spoglio delle schede elettorali è meccanizzato, attraverso i cosiddetti tabulator, ma prima di inserire le schede arrivate per posta i funzionari elettorali devono assolvere ad una serie di procedure di verifica, per controllare che la firma apposta dall’elettore sulla busta che contiene la scheda corrisponda a quella conservata nei registri elettorali.
“Questo richiede del tempo, perché lo dobbiamo fare bene” spiega Bill Gates, supervisore elettorale della Maricopa County, al centro due anni fa di tutte le polemiche e le contestazioni di Donald Trump per i presunti brogli elettorali in Arizona. “Noi lavoriamo così, se a qualcuno non piace, vadano dai politici a chiedano di cambiare le leggi”, taglia corto il funzionario elettorale. In Nevada poi i centri elettorali stanno ancora ricevendo voti, dal momento che la legge prevede che siano accettate le schede che arriveranno fino a sabato, a condizione che abbiamo il timbro postale di martedì, l’election day.
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(AdnKronos)
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