
Colloqui Israele-Hamas in stallo a Doha, cresce la tensione con l’Iran
Delegazione israeliana inviata senza mandato pieno. Trump valuta nuove pressioni su Teheran dopo l’attacco iraniano a una base Usa in Qatar
I negoziati indiretti tra Israele e Hamas a Doha sarebbero vicini al collasso. Lo riferiscono alla BBC alcuni funzionari palestinesi, secondo cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe inviato una delegazione senza un vero mandato operativo, con l’obiettivo di rallentare le trattative.
A confermare la fragilità del tavolo, la composizione ridotta della squadra israeliana: non sono presenti figure chiave come il capo del Mossad David Barnea, il responsabile dello Shin Bet e il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer.
Al centro delle discussioni, la richiesta di Hamas per un ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza e la gestione degli aiuti umanitari da parte di organizzazioni internazionali, escludendo la GHF sostenuta da Israele. Secondo alcune fonti, la mappa presentata da Israele prevede il mantenimento dell’esercito in oltre il 40% del territorio, trasformando Gaza in aree isolate prive di accessi.
“Non accetteremo le mappe israeliane”, ha dichiarato una fonte vicina a Hamas, sottolineando che queste legittimerebbero una “rioccupazione di fatto” della Striscia. Entrambe le parti avrebbero comunque espresso disponibilità a liberare 10 ostaggi se si raggiungesse un cessate il fuoco di 60 giorni.
I mediatori hanno chiesto una pausa nei colloqui in attesa dell’arrivo dell’inviato speciale del presidente americano Donald Trump, Steve Witkoff. Una fonte palestinese ha parlato di “alcuni progressi” nei negoziati su prigionieri palestinesi e aiuti.
Sul fronte iraniano, durante l’incontro alla Casa Bianca, Netanyahu avrebbe riferito a Trump di essere pronto a ordinare raid contro Teheran qualora il programma nucleare andasse avanti. Il presidente Usa, pur preferendo una via diplomatica, non si sarebbe opposto apertamente.
Secondo il Wall Street Journal, Trump spererebbe di usare la minaccia di ulteriori attacchi per convincere l’Iran a firmare un nuovo accordo nucleare. Un alto funzionario israeliano ha indicato che, in caso di raid, Tel Aviv potrebbe agire anche senza un’esplicita autorizzazione americana.
Nel frattempo, il Pentagono ha confermato che un missile balistico iraniano ha colpito il 23 giugno la base aerea statunitense di Al Udeid in Qatar, danneggiando una cupola geodetica con attrezzature di comunicazione. Si tratta della prima ammissione ufficiale Usa sull’attacco.
Infine, il New York Times è stato accusato dal professor Eytan Gilboa dell’Università Bar-Ilan di aver favorito un clima mediatico che ha alimentato l’antisemitismo. Lo studio, rilanciato dal Jerusalem Post, critica la sproporzione tra la copertura dedicata ai palestinesi e quella riservata a Israele e agli ostaggi, invitando il quotidiano a una maggiore responsabilità editoriale.
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(con fonte AdnKronos)
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