
Israele apre il fuoco su delegazione diplomatica a Jenin: coinvolto anche vice console italiano
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Tajani convoca l’ambasciatore israeliano. Condanne e richieste di chiarimenti da Ue, Belgio e Paesi arabi
Le forze israeliane hanno aperto il fuoco oggi, mercoledì 21 maggio, contro una delegazione diplomatica in visita ufficiale al campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Tra i presenti anche il vice console italiano a Gerusalemme, Alessandro Tutino, rimasto fortunatamente illeso. L’episodio ha suscitato un’immediata reazione diplomatica a livello internazionale.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha contattato personalmente il diplomatico italiano, rientrato al consolato senza conseguenze fisiche, e ha disposto la convocazione dell’ambasciatore israeliano a Roma per chiedere spiegazioni ufficiali. “Le minacce contro i diplomatici sono inaccettabili. Chiediamo al governo di Israele di chiarire immediatamente l’accaduto”, ha dichiarato Tajani su X.
Dura anche la reazione del Belgio. Il ministro degli Esteri Maxime Prevot si è detto “scioccato” per l’accaduto, precisando che tra i venti diplomatici presenti nel convoglio – composto da veicoli chiaramente identificabili – c’era anche un collega belga. “Il Belgio esige spiegazioni convincenti”, ha scritto.
L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha condannato l’accaduto come “inaccettabile” e ha chiesto a Israele “di indagare sull’incidente e individuare i responsabili”. La visita diplomatica, secondo fonti ufficiali, era stata concordata in precedenza con l’esercito israeliano.
Nel frattempo, il conflitto nella Striscia di Gaza continua a mietere vittime. Nelle ultime 24 ore, il ministero della Salute ha registrato 82 morti e 262 feriti. Dalla ripresa dei combattimenti lo scorso marzo, il bilancio totale è salito a 3.509 vittime palestinesi e 9.909 feriti.
Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, ha accolto con favore le recenti prese di posizione internazionali contro l’embargo israeliano a Gaza. “Apprezziamo la dichiarazione congiunta di Gran Bretagna, Francia e Canada e quella dei Paesi dell’Unione Europea. Tutti hanno respinto le politiche di blocco, fame, sfollamento e sequestro delle terre”, ha affermato in una nota.
(con fonte AdnKronos)
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