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A Pavia seconda udienza tecnica sulla traccia maschile trovata sotto le unghie di Chiara Poggi e sulle impronte sui cartoni della pizza
Si apre oggi, venerdì 16 maggio, la seconda udienza dell’incidente probatorio nell’ambito della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, affidata ai carabinieri di Milano e coordinata dalla Procura di Pavia. Al centro dell’appuntamento in tribunale la valutazione della traccia genetica maschile rinvenuta sotto le unghie della vittima e le tre impronte senza nome sui cartoni delle pizze consumate la sera prima del delitto.
L’indagato resta Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già sottoposto a perquisizione e prelievo di DNA lo scorso marzo. Le operazioni di oggi serviranno a definire il quesito tecnico che verrà affidato ai periti nominati dal gip Daniela Garlaschelli, la genetista Denise Albani e il tecnico della polizia scientifica Domenico Marchigiani, per stabilire la possibile compatibilità tra la traccia genetica e il profilo di Sempio.
Elemento chiave dell’udienza sarà la valutazione sull’utilizzabilità della traccia rinvenuta nel 2007. Una questione rimasta controversa nel processo Stasi, con periti e consulenti divisi sulla validità dei dati raccolti. Il cromosoma Y isolato sotto le unghie non consente di identificare un soggetto specifico, ma solo la linea paterna.
Durante l’incidente probatorio verranno inoltre esaminate le 60 impronte repertate nell’abitazione di via Pascoli: tra queste, solo tre – lasciate sui cartoni della pizza – non sono state ancora attribuite. Le operazioni si estenderanno anche ai tamponi custoditi nell’istituto di Medicina legale di Pavia e ai reperti del Ris di Parma.
La Procura di Pavia, che ha indagato Sempio dall’inizio di quest’anno, ha acquisito un ampio materiale cartaceo e informatico dalla sua abitazione e da quella dei suoi genitori: telefoni, pc, tablet, chat e messaggi utili a ricostruire contatti, frequentazioni e abitudini dell’indagato nel periodo dell’omicidio.
Per il delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, il cui legale ha sollecitato l’utilizzo delle nuove prove genetiche come leva per un’eventuale revisione del processo, già bocciata due volte. La Procura, però, valuta ora autonomamente il nuovo scenario investigativo aperto dalle tracce biologiche.
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(con fonte AdnKronos)
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