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Anche se lentamente, qualcosa sta cambiando nel modo di concepire gli spazi e i consumi. Lo dimostra il IV Rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici realizzato da Enea e dal Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente dove si evidenza un netto miglioramento delle prestazioni energetiche sul territorio italiano. In particolare, diminuiscono gli immobili nelle classi energetiche F e G, mentre aumentano quelle nelle classi A4-B.

L’analisi ha coinvolto un campione di circa 1,3 milioni di attestati di prestazione energetica (Ape) registrati nel Siape (Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica) ed emessi nel 2022 in 17 regioni e 2 province autonome.

Quest’anno il Rapporto è stato arricchito da studi e analisi su:

– meccanismi di controllo della qualità dei dati immessi dai certificatori;

– piattaforme innovative in grado di rendere interoperabili i database delle certificazioni energetiche con quelli degli impianti termici installati presso ciascuna unità immobiliare;

– miglioramento della “inclusività” e della trasparenza delle informazioni correlate al settore edilizio

Gli autori del Rapporto spiegano che questa nuova prospettiva ha lo scopo di aumentare e rendere facilmente fruibili le informazioni a disposizione dei politici, nonché di definire delle più efficaci strategie nazionali di intervento nel settore edilizio.

Sullo sfondo, la crisi ambientale e le strategie comunitarie per raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050, che si concretizzeranno con l’approvazione della revisione della Direttiva Europea sulla Prestazione Energetica degli Edifici, Epbd (Energy Performance of Buildings Directive), spauracchio di milioni di italiani, proprietari di immobili in classe F e G.

Ridurre il consumo degli immobili, o meglio migliorarne l’efficienza energetica, è un asset strategico nella lotta al cambiamento climatico. Per questo, sul tema è intervenuta anche l’Onu, in particolare con gli obiettivi 7 (energia pulita e accessibile) e 13 (lotta contro il cambiamento climatico), e più indirettamente con l’obiettivo 11 (città e comunità sostenibili) e 12 (consumo e produzioni responsabili) dei Sustainable Development Goals” (Sdg).

I numeri sull’efficienza energetica degli immobili italiani

Il Rapporto Arera spiega che, nonostante costituiscano l’80% del campione analizzato, gli attestati di prestazione energetica stanno diminuendo mentre aumentano le riqualificazioni energetiche e le ristrutturazioni profonde che costituiscono rispettivamente il 5,7% e il 4,1% degli Ape emessi nel 2022.

Guardando le cifre, la Lombardia ha registrato la più grande quota di Ape emessi, pari al 20,5%, seguita da Lazio (9,6%), Veneto (8,4%) ed Emilia-Romagna (8,3%). La distribuzione basata sulla classe energetica conferma che circa il 55% degli edifici valutati presenta prestazioni energetiche carenti, ma il confronto tra il 2021 e il 2022 fa ben sperare: la percentuale di edifici nelle classi energetiche F e G è diminuita, con un incremento nelle classi A4-B (+3,7%).

La divisione tra edifici ad uso residenziale e non residenziale certificati tramite Ape emessi nel 2022 è rimasta stabile, con l’87,5% destinato a uso residenziale e il 12,5% a uso non residenziale. La concentrazione di edifici nelle classi energetiche più alte (A4-B) è pari a circa il 14% degli immobili censiti. Un dato che preoccupa e al contempo stimola a fare meglio, soprattutto in vista dell’attuazione della direttiva Case Green.

Cosa prevede la direttiva Case Green

A marzo il Parlamento europeo ha approvato la direttiva Case Green che ha l’obiettivo di aumentare il tasso di riqualificazione degli edifici in Europa, ridurre i consumi e le emissioni del settore edilizio entro il 2030. L’obiettivo finale è raggiungere la neutralità climatica al 2050, come prevede il Green Deal europeo.

Il testo conferma quanto già approvato dalla Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento Europeo, ma sarà definitivo solo dopo i negoziati con i Governi degli Stati membri. I vari Paesi dovranno poi definire le misure per garantire il rispetto di questi obiettivi nei piani nazionali di ristrutturazione. In ogni caso verranno garantite misure di sostegno e finanziamenti soprattutto per le ristrutturazioni più profonde.

Ecco cosa prevede la Direttiva Case Green dopo l’approvazione del Pe:

– entro il 2026 i nuovi edifici di proprietà pubblica dovranno essere a emissioni zero; la scadenza per tutti gli altri edifici è al 2028;

– entro il 2028 tutti gli edifici in cui sia possibile, da un punto di vista economico e tecnologico, dovranno dotarsi di tecnologie solari. Il termine slitta al 2032 per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti;

entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E, termine anticipato al 2027 per quelli pubblici.

entro il 2033 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe D, termine anticipato al 2030 per gli edifici pubblici;

– dal 2035 dovranno essere vietati i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. Il divieto subentra ancora prima per gli edifici che vengano costruiti ex novo o ristrutturati profondamente dopo il recepimento della Direttiva da parte del singolo Stato;

– Deroghe: sono esclusi da queste misure i monumenti per il loro valore storico. Inoltre, i singoli Paesi potranno esentare dalla Direttiva Case Green gli edifici dal significativo valore storico o architettonico, le chiese e i luoghi di culto. I singoli Stati potranno esonerare dai nuovi obblighi anche gli immobili di edilizia sociale, qualora gli interventi di riqualificazione portassero a un aumento dell’affitto non compensato dai risparmi in bolletta.

Sono previste deroghe anche per particolari categorie di edifici residenziali, considerando la fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e la concreta disponibilità di manodopera qualificata.

I dati del IV Rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici dimostrano che il patrimonio immobiliare italiano sta migliorando a un ritmo sostenuto, ma forse ancora insufficiente per evitare una corsa contro il tempo prima che entri in vigore la Direttiva Case Green. Cadere nell’ennesima procedura d’infrazione sarebbe inopportuno.

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(AdnKronos)


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