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L’orientamento del Governo italiano rispetto allo stato di bandiera delle navi per cui se una persona è stata presa a bordo di una nave battente bandiera norvegese o tedesca per il solo fatto di essere a bordo di quella nave è sbarcato in un territorio norvegese o tedesco “ho l’impressione che sia una posizione più politica che giuridica”. Così il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli che analizzando la questione del Decreto interministeriale del 4 novembre 2022 (Interno, Difesa, Infrastrutture), sgombera all’Adnkronos il campo dalle presunzioni e possibili contestazioni di profili incostituzionalità nel Decreto con queste parole: “Qui abbiamo un fenomeno migratorio di tipo economico che non e’ contemplato dalla nostra Costituzione ed esubera anche il problema specifico delle navi”. “La Carta non immaginava una immigrazione di massa come quella che viviamo e si può prospettare nel tempo. La criticità da affrontare è più grande, di dimensioni europee”.

Secondo il costituzionalista, con il decreto interministeriale che vieta alla nave Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza ed assicura l’assistenza per l’uscita dalle acque territoriali, “l’esecutivo ha voluto sollevare un problema, aprendo un dialogo e un contenzioso con gli altri stati sulla base dell’assunto che una nave iscritta sotto la sovranità di un paese per quanto riguarda le richieste d’asilo debba rispondere a quel paese”. Il quadro è complesso: “Va ricordato che la nostra Costituzione è molto aperta al soccorso degli stranieri: All’articolo 10 assicura infatti l’accoglienza ed il diritto di asilo allo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana. D’altro canto- ricorda – le navi Ong invocano altre norme che impongono ai comandanti di prestare soccorso e tenere a bordo le persone soccorse per farle scendere in porto sicuro. Quindi – sollecita Mirabelli – si può continuare a far finta di niente o si tratta di individuare le azioni e trovare i rimedi”.

Il presidente emerito della Corte ribadisce ancora: “Dimensioni e condizioni sono diverse da quelle ipotizzate dai nostri costituenti e non garantiscono la immigrazione per motivi economici”. “Quella in atto non è una invasione”, dunque non è pertinente invocare l’articolo 52 sulla difesa della patria. “Ma l’accoglienza da parte della Repubblica e’ dovuta quando ci sono le condizioni che la Costituzione prevede: qui abbiamo un fenomeno migratorio di tipo economico che non e’ contemplato ed esubera anche il problema specifico delle navi. Ciò che deve trovare soluzione anche in chiave umanitaria sollecita quindi una riflessione più ampia che coinvolga oltre che il nostro paese pure l’Europa, come ha invitato a fare anche lo stesso Pontefice”. (di Roberta Lanzara)

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