Assoluzione Salvini Open Arms Cassazione, spreco di tempo e soldi
Assoluzione Salvini processo Open Arms in Cassazione: verdetto definitivo dopo cinque anni. Critiche sui costi e sul tempo speso per un processo ritenuto inutile
Assoluzione Salvini Open Arms Cassazione, il verdetto definitivo – “Abbiamo speso un mucchio di soldi per cercare di processare un ministro dell’Interno nell’espletamento dei suoi doveri. Ora Salvini è stato assolto, ma il tempo e i soldi sprecati nessuno potrà recuperarli”. È questo il sentimento che accompagna l’assoluzione Salvini nel caso Open Arms, diventata definitiva con la decisione della Quinta Sezione Penale della Suprema Corte.
I giudici hanno confermato l’assoluzione già pronunciata il 20 dicembre 2024 dal Tribunale di Palermo, che aveva stabilito che “il fatto non sussiste” in relazione alle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Cinque anni di processo per un ministro nell’esercizio delle sue funzioni
Il procedimento nasceva dal mancato sbarco, nell’agosto del 2019, della ong spagnola Open Arms, rimasta per 19 giorni in mare con 147 migranti a bordo, mentre Matteo Salvini ricopriva l’incarico di ministro dell’Interno nel governo guidato da Giuseppe Conte.
Cinque anni di indagini, udienze, ricorsi e atti giudiziari si sono conclusi con la assoluzione di Salvini, sollevando interrogativi politici e istituzionali sul senso di un processo che, alla fine, non ha individuato alcuna responsabilità penale.
Salvini: “Difendere i confini non è reato”
Dopo il verdetto definitivo, Salvini ha commentato sui social parlando apertamente di un’ingiustizia subita: “Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato”. Una frase che riassume la linea difensiva mantenuta sin dall’inizio e che oggi trova conferma nella decisione della Cassazione.
La assoluzione Salvini sul caso Open Arms viene così letta dal diretto interessato come la dimostrazione che l’azione politica svolta all’epoca rientrava pienamente nei doveri istituzionali del ministro dell’Interno.
Bongiorno: “Un processo che non doveva nemmeno iniziare”
Durissima anche l’analisi dell’avvocata Giulia Bongiorno, che ha parlato senza mezzi termini di un procedimento inutile. “Il termine soddisfazione esprime meno di quello che sento – ha dichiarato – si tratta di un processo che non doveva nemmeno iniziare”.
Secondo la penalista, la assoluzione di Salvini certifica che l’impianto accusatorio non aveva basi solide e che il ricorso presentato era “totalmente fuori dal mondo”. Un esito che, a suo giudizio, conferma la correttezza dell’operato di Salvini e il carattere infondato dell’intera vicenda giudiziaria.
Meloni: “Buona notizia, un principio fondamentale”
Alla decisione della Cassazione ha reagito anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, definendo l’assoluzione “una buona notizia” e ribadendo che “un ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma fa il suo dovere”.
In Senato, Meloni ha chiesto un applauso per Salvini, parlando apertamente di accuse infondate e di un principio che, a suo avviso, la assoluzione riafferma con chiarezza.
Il nodo politico e istituzionale
Con il verdetto definitivo si chiude una vicenda giudiziaria che lascia sul tavolo una questione irrisolta: anni di processo, risorse pubbliche impiegate e un esito assolutorio pieno. Per molti, la assoluzione Salvini diventa il simbolo di un uso discutibile della giustizia nei confronti di un ministro chiamato a prendere decisioni politiche complesse in un contesto emergenziale.
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