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Con il decreto riaperture e la maggior parte delle regioni in zona gialla con regole più soft e ristoranti aperti a pranzo e cena (purché all’aperto), il coprifuoco alle 22 è stato da subito oggetto di discussione. A parte chi ha chiesto di eliminarlo del tutto, a gran voce è stato proposto di posticiparlo almeno fino alle 23 per agevolare chi decide di cenare al ristorante. “Riaprire alla sera e spostare il coprifuoco almeno alle 23 era inevitabile conseguenza di buon senso”, ha detto all’Adnkronos il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. “Per questo abbiamo chiesto cadesse un tabù ideologico non sostenuto da scienza e medicina”. E “ora – ha aggiunto – confido nella tolleranza, nell’equilibro e nel buon senso da parte di chi effettuerà i controlli”. “Ora -ha aggiunto- confido nella tolleranza, nell’equilibro e nel buon senso da parte di chi effettuerà i controlli”.

Una dichiarazione di Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali, sembrava aver chiarito un aspetto importante della questione: “Voglio chiarire un punto: chi va a cena fuori può stare tranquillamente seduto al tavolo fino alle 22 e poi, una volta uscito dal locale, far ritorno a casa senza alcun rischio di ricevere sanzioni”, sono state le parole della ministra al ‘Messaggero’. Ma a stretto giro è arrivata la replica del sottosegretario Carlo Sibilia: “La legge e la circolare del Viminale è chiara e ora prevede il ritorno a casa proprio alle 22, anche per chi cena all’aperto. Se c’è qualcosa da dire sugli aspetti di sicurezza non è il caso lo faccia il Ministro degli Affari regionali. In Italia l’unica voce credibile e autorità competente in questo senso è quella del Ministro dell’Interno. Evitiamo pertanto interpretazioni personali che possano creare confusione tra i cittadini e mettere in difficolta le forze dell’ordine. Il coprifuoco al momento è alle 22”.

L’orario del rientro a casa post-cena al ristorante continua dunque a essere fonte di dibattito: “La formulazione del decreto legge riaperture del 22 aprile 2021 è molto ambigua. Lede l’esigenza di certezza del diritto, pertanto serve un chiarimento autorevole dal premier Draghi o dalla Presidenza del Consiglio”, ha detto all’Adnkronos il costituzionalista Giovanni Guzzetta che ha affermato: “L’interpretazione più corretta è quella della Gelmini: si può stare al ristorante fino alle 22. Altrimenti il Dpcm del 2 marzo a cui si richiama il Decreto riaperture sarebbe più ri-aperturista del decreto stesso, che stabiliva che si potesse fare asporto fino alle 22 e dunque non si dovesse stare a casa a quell’ora”. “E’ interessante che il Dpcm di marzo a cui si rinvia il decreto legge (salvo per le norme cui deroga), fissando il limite circolazione dalle 22 alle 5, già prevedesse che per i servizi da asporto fosse consentita l’erogazione fino alle 22. Dunque, già da marzo scorso se si può asportare fino alle 22 evidentemente si consente di tornare a casa dopo le 22”, rileva il Costituzionalista.

Il nuovo decreto-legge stabilisce infatti che dal 26 aprile nella zona gialla sarà consentita l’attività dei servizi di ristorazione con consumo al tavolo esclusivamente all’aperto, anche a cena ‘nel rispetto dei limiti orari agli spostamenti di cui ai provvedimenti adottati in attuazione dell’articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020’. “Una disposizione ambigua perché non è chiaro se il servizio possa essere derogato fino alle 22 o se debba essere fornito in modo che i cittadini possano essere a casa alle 22. Un’interpretazione sistematica e costituzionalmente conforme dovrebbe però far propendere per l’interpretazione che si possa cenare fino alle 22”.

(AdnKronos)

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