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Donald Trump ieri mattina ha archiviato la crisi ucraina e ristabilito, per la prima volta nell’anno, le relazioni con Putin, nel corso di una telefonata fiume che secondo la stima russa è durata addirittura un’ora e mezza.
Putin aveva offerto nelle settimane scorse la propria disponibilità a collaborare con la Casa Bianca per giungere alla denuclearizzazione della Corea del Nord. Ma si è aperto addirittura lo spiraglio che le due superpotenze rinnovino un trattato nucleare. Tema d’obbligo era la situazione in Venezuela, che abbiamo visto nei giorni scorsi prendere una piega da guerra fredda.
Le caute dichiarazioni di Trump dopo la telefonata lasciano intendere che il Presidente americano l’abbia spuntata e che sia cessato l’appoggio attivo della Russia a Maduro. Trump vuol “fare arrivare aiuti alla gente, accertandosi che vadano davvero a loro e vengano consegnati“.
Significativa, se ben analizzata, questa sibillina frase: “Putin spera di vedere soluzioni positive, ma non vuole essere coinvolto“. Putin avrebbe dunque scaricato Maduro. E presto ne vedremo le conseguenze.
Cosa può aver ammansito lo zar Putin?
Vista la piena identità di vedute sul Nordafrica, crisi libica compresa, tutto lascia pensare che la contropartita sia stata la Siria, dove Assad ha urgenza di approvvigionamenti petroliferi, attualmente sotto controllo curdo-americano: la Siria tutta alla Russia in cambio dell’America latina tutta agli Stati Uniti.
La telefonata è andata talmente bene che Trump si è permesso di scherzare su ciò su cui mai dovrebbe: il rapporto Mueller, che si apre con la frase: “La Russia ha interferito in modo vasto e sistematico nelle elezioni presidenziali del 2016“. Ma ormai lui concorda con Putin: la montagna ha partorito un topolino.

Giancarlo De Palo

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