Hezbollah attacca base militare israeliana: quattro soldati morti e 58 feriti
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Attacco con droni di Hezbollah contro una base militare nel nord di Israele con morti e feriti. Raid aerei israeliani su Gaza. La comunità internazionale in allarme
Quattro soldati delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) sono morti e altri 58 sono rimasti feriti in un attacco condotto da Hezbollah contro una base militare israeliana vicino a Binyamina, nel centro-nord di Israele. L’attacco è stato eseguito con uno “sciame di droni” che ha colpito la base senza far scattare le sirene di allarme, un grave punto debole del sistema di difesa aerea di Israele. Hezbollah ha rivendicato l’azione, affermando di aver dimostrato la propria capacità di colpire in profondità il territorio israeliano.
Il portavoce delle Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha dichiarato che è in corso un’indagine per comprendere come i droni siano riusciti a eludere le difese aeree e a colpire la base. “Dobbiamo fornire una protezione migliore ai nostri soldati”, ha ammesso Hagari, promettendo misure correttive per migliorare la sicurezza.
Questo attacco rappresenta una nuova escalation nelle ostilità tra Hezbollah e Israele, con il gruppo libanese che continua a sfruttare la vicinanza alle postazioni dell’Unifil, la missione delle Nazioni Unite nel sud del Libano. Secondo le Idf, nelle ultime settimane Hezbollah ha lanciato circa 25 razzi e missili contro comunità israeliane e truppe, spesso da complessi sotterranei vicini alle postazioni dell’Onu. Questo crea difficoltà logistiche e militari per Israele, che cerca di evitare scontri diretti con le forze dell’Unifil, ma continua a colpire le infrastrutture di Hezbollah nella zona.
Raid israeliani su Gaza
Parallelamente, la situazione è altrettanto critica nella Striscia di Gaza, dove i raid aerei israeliani hanno causato almeno 25 morti e oltre 120 feriti. Uno degli attacchi più devastanti ha colpito una scuola nel campo profughi di Nuseirat, dove si erano rifugiati centinaia di sfollati, tra cui donne e bambini. Secondo le autorità di Gaza, l’attacco alla scuola “Mufti” ha provocato la morte di 22 persone, inclusi 15 bambini e donne. Hamas ha denunciato l’attacco come parte di una “pulizia etnica” contro i palestinesi e ha accusato Israele di colpire deliberatamente civili.
Israele, tuttavia, ha affermato che i bombardamenti sono mirati a colpire obiettivi terroristici di Hamas. Il portavoce dell’Idf, Avichai Adraee, ha dichiarato che i caccia israeliani hanno colpito “terroristi che operavano in un complesso di comando e controllo all’interno dell’ospedale dei Martiri di Al Aqsa”, nel centro di Gaza. Questo ospedale è stato colpito già in precedenza, e Adraee ha ribadito che Hamas utilizza strutture civili per compiere attività terroristiche.
Critiche internazionali e risposta diplomatica
L’escalation tra Hezbollah e Israele, insieme alla crescente violenza nella Striscia di Gaza, sta mettendo a dura prova gli sforzi diplomatici per fermare il conflitto. L’Unifil, la missione Onu dispiegata nel sud del Libano, è sotto pressione. Il portavoce della missione, Andrea Tenenti, ha ribadito che, nonostante le difficoltà e i ripetuti attacchi, i caschi blu rimarranno nella zona per monitorare la situazione e garantire la sicurezza.
Il governo libanese, tramite il premier Najib Mikati, ha lanciato nuovi appelli per un cessate il fuoco, chiedendo il rispetto della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, che prevede la fine delle ostilità tra Hezbollah e Israele e il dispiegamento di truppe Onu a sud del fiume Litani. Tuttavia, sia il Libano che la comunità internazionale sono stati finora incapaci di far rispettare pienamente questa risoluzione, consentendo a Hezbollah di accumulare armi e costruire infrastrutture militari nella zona.
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(con fonte AdnKronos)
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