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Il cielo notturno sta perdendo le sue stelle perché la velocità con cui gli astri stanno diventando invisibili all’occhio umano è più elevata di quanto pensato finora. Una ricerca internazionale ha stimato un aumento della luminosità del cielo
notturno tra il 7 e il 10% annuo, un intensificarsi dell’inquinamento luminoso dovuto alle luci artificiali terrestri e sempre più rapido. L’incremento dell’inquinamento luminoso è molto più veloce di quanto abbiano fatto pensare fino a oggi le rilevazioni satellitari del fenomeno, secondo il risultato dello studio internazionale riferito da globalscience.it, il sito ‘della scienza che racconta la scienza’ dell’Agenzia Spaziale Italiana. La ricerca, pubblicata su Science, si è basata su oltre 50mila osservazioni a occhio nudo effettuate tra il 2011 e il 2022 dai cittadini scienziati del progetto Globe at Night. Il lavoro è stato condotto dal Gfz German Research Centre for Geosciences e dalla Ruhr-Universität Bochum con la collaborazione del NoirLab della US National Science Foundation, ente che ha avviato il progetto Globe at Night nel 2006. Il cambiamento del cielo nel tempo non è mai stato misurato a livello globale. Inoltre, i dati satellitari peccano di precisione in questo monitoraggio o hanno una sensibilità insufficiente. “I satelliti sono più sensibili alla luce diretta verso il cielo. Ma è la luce emessa orizzontalmente, come pubblicità e facciate illuminate, a rappresentare la maggior parte dello Skyglow” afferma Christopher Kyba, autore principale dello studio.

Lo Skyglow, riporta inoltre Global Science, è la forma di inquinamento luminoso che consiste nel crepuscolo artificiale persistente molto tempo dopo il tramonto. Per misurare questo fenomeno, dagli effetti negativi sui processi fisiologici degli animali quanto sull’osservazione delle stelle e sull’astronomia, il progetto Globe at Night ha chiamato persone da tutto il mondo a osservare il proprio cielo nelle notti senza nuvole e senza luna. I quasi 52mila cittadini scienziati ingaggiati hanno quindi selezionato online la carta stellare che corrispondeva meglio a ciò che stavano vedendo, scegliendo tra 8 possibili scenari di cieli con diversi livelli di inquinamento luminoso. Essendo poco meno di 20mila le diverse località da cui sono state effettuate le osservazioni a occhio nudo, per poter confrontare tutti i dati i ricercatori hanno dovuto utilizzare un modello globale di luminosità del cielo, basato su osservazioni satellitari del 2014. Gli oltre 100mila occhi umani hanno funzionato, così, come una unica rete di sensori globali. Dal lavoro è emerso che il numero di stelle visibili nelle diverse regioni del globo può essere spiegato dall’aumento della luminosità del cielo notturno. In Europa tale fenomeno vede un tasso di incremento del 6,5% all’anno; in Nord America, invece, arriva a punte di oltre il 10%.

Global Science sottolinea che i ricercatori hanno stimato una media globale pari a 9,6% all’anno di incremento dell’inquinamento luminoso, calcolata dalla media delle 20mila località del mondo ingaggiate a osservare il cielo. “Se lo sviluppo dovesse continuare a questo ritmo, un bambino nato oggi in un luogo in cui sono visibili 250 stelle sarà in grado di vederne solo 100 al suo 18° compleanno” afferma Kyba. Nonostante la drammaticità dello scenario suggerito dalla ricerca, l’approccio utilizzato dal progetto Globe at Night rivela, tuttavia, anche i suoi limiti di indagine: con una partecipazione maggiore di persone provenienti dal Nord America e dall’Europa, la conseguenza inevitabile dell’esperimento è stata una sottostima dell’aumento dell’inquinamento luminoso soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove al contrario si sospettano rapidi cambiamenti nel cielo artificiale. Una lacuna che non sminuisce il valore dell’integrazione delle ricerche scientifiche tradizionali con la partecipazione attiva dei cittadini scienziati, si legge ancora su Global Science.

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