
Attentato sinagoga Manchester Jihad al-Shamie: libero sotto controllo
– L’aggressore, di origini siriane, era in libertà vigilata per un presunto stupro: indagini in corso su possibili collegamenti e minacce pregresse –
L’attentato sinagoga Manchester ha riacceso l’allarme nella città inglese: l’autore dell’attacco, identificato come Jihad al-Shamie, era infatti in libertà vigilata per un presunto stupro e avrebbe dovuto comparire davanti a un tribunale per quella accusa. Lo rende noto il Guardian in un’esclusiva che ha fatto partire approfondite verifiche da parte delle autorità locali.
Secondo quanto riferito, l’uomo — di origini siriane e 35 anni — aveva precedenti per reati minori, ma non era noto ai servizi antiterrorismo prima della strage. Fonti della polizia hanno spiegato che negli archivi non risultavano collegamenti diretti con cellule estremiste, pur emergendo ora elementi che gli inquirenti stanno esaminando con attenzione.
I fatti: due morti e un sospetto neutralizzato
Nell’attacco alla sinagoga due persone hanno perso la vita; secondo il capo della polizia di Manchester, sir Stephen Watson, una delle due vittime è deceduta a seguito di un colpo d’arma da fuoco esploso dagli agenti intervenuti per fermare l’aggressore. Watson ha definito la sparatoria “una tragica e non prevedibile conseguenza dell’azione urgente richiesta per fermare l’orribile attacco”. Le autorità stanno chiarendo la dinamica esatta: dalle prime ricostruzioni, al-Shamie non era in possesso di armi da fuoco al momento dell’aggressione.
Indagini su minacce pregresse e altri sospetti reati
La polizia indaga anche su una possibile connessione tra l’attentato e una minaccia di morte inviata via mail a un ex parlamentare conservatore nel 2012. In quel messaggio, firmato con il nome “Jihad Alshamie”, si leggeva: “Sono persone come te che meritano di morire”. Gli investigatori stanno ora verificando se lo stesso autore sia responsabile anche di quella missiva.
Reazioni e sicurezza
Le autorità cittadine hanno rafforzato le misure di sicurezza attorno alle comunità ebraiche e alle sinagoghe, mentre il primo cittadino e i rappresentanti delle forze dell’ordine hanno espresso cordoglio per le vittime e sottolineato la rapidità dell’intervento che ha permesso di neutralizzare il sospetto. Restano comunque aperti numerosi fronti investigativi per chiarire motivazioni e possibili complicità.
Cosa sappiamo sull’aggressore
Fonti giudiziarie citate dal Guardian precisano che Jihad al-Shamie avrebbe dovuto presentarsi in tribunale per un’aggressione sessuale avvenuta all’inizio dell’anno. Nonostante i precedenti penali per reati minori, non risultavano riscontri che lo collegassero ai servizi antiterrorismo prima dell’attacco. Le indagini continueranno per accertare la piena responsabilità dell’individuo e per escludere la presenza di eventuali complici o reti di radicalizzazione.
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(con fonte AdnKronos)
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