
Chi ha ucciso Chiara Poggi? La verità giudiziaria su Stasi e i nuovi dubbi su Sempio
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La Cassazione ha condannato Alberto Stasi a 16 anni nel 2015, ma oggi la Procura di Pavia torna a indagare sul Dna di un altro giovane, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, e sulle impronte mai chiarite nella villetta di Garlasco
La giustizia ha impiegato otto anni per arrivare a un verdetto definitivo sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto 2007. Nel dicembre 2015, la Corte di Cassazione ha condannato Alberto Stasi, fidanzato della vittima, a 16 anni di carcere, stabilendo la sua colpevolezza “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Eppure, il fascicolo non si è mai chiuso davvero. Oggi, la Procura di Pavia riapre lo scenario investigativo, puntando l’attenzione su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già due volte archiviato e mai formalmente imputato.
Un’indagine segnata da perizie e consulenze
Fin dai primi giorni, l’inchiesta si è trasformata in una battaglia tra esperti. Sono quasi 40 le perizie e consulenze depositate nei vari passaggi giudiziari: dieci solo nella fase preliminare, oltre 15 al primo grado, una dozzina nell’appello bis a Milano. Un vero e proprio labirinto scientifico, che ha toccato tutti i nodi dell’inchiesta: orario della morte, dinamica dei fatti, macchie di sangue, impronte, abitudini domestiche.
Il nodo delle scale e la probabilità infinitesimale
Uno dei passaggi decisivi per la condanna di Stasi è legato alle scale dove fu ritrovato il corpo di Chiara. Secondo i periti nominati dai giudici di Milano, le probabilità che Stasi potesse essersi fermato al primo o secondo gradino senza insanguinare le scarpe sono dello 0,00038% e dello 0,00002%. Un dato che ha messo in crisi la sua versione dei fatti, secondo cui si sarebbe affacciato senza mai entrare realmente nella scena del crimine.
La bloodstain pattern analysis e il dispenser del sapone
Gli accertamenti sulle macchie di sangue indicano che Chiara fu colpita vicino all’ingresso e poi trascinata fino alle scale. L’assassino si sarebbe quindi lavato nel bagno. Sul tappetino resta un’impronta di scarpa numero 42, e sul dispenser c’è solo l’impronta dell’anulare sinistro di Stasi. Un’anomalia, secondo i giudici, per un oggetto usato da tutti gli abitanti della casa. Un altro dettaglio pesante: la bici nera da donna di Stasi, vista nei pressi della villetta, non fu sequestrata per anni.
Le nuove domande sul ruolo di Andrea Sempio
La Procura di Pavia, oggi, punta su un altro fronte: l’identificazione di una delle due tracce di Dna maschile trovate sotto le unghie della vittima. Se una di queste fosse di Andrea Sempio, andrebbe chiarito se il contatto sia legato a una frequentazione domestica o a una colluttazione. La difesa di Stasi e gli attuali inquirenti ritengono possibile il secondo scenario. Ma la strada è in salita: non esistono tracce databili, e già in passato era stata esclusa la presenza di sangue sull’unica impronta compatibile con Sempio (una “33”, trovata sulla parete vicino al corpo).
Orari, celle telefoniche e mezzi di fuga
Chiara disattiva l’allarme alle 9.12, è in pigiama, le finestre chiuse. Una vicina vede una bici nera da donna davanti casa alle 9.10. Sempio dice di trovarsi a casa con i genitori e ha uno scontrino del parcheggio a Vigevano alle 10.18. Stasi, invece, effettua la prima chiamata sul cellulare della fidanzata alle 9.45, ma Chiara potrebbe essere già morta. Nessuna cella telefonica colloca Sempio lontano da Garlasco, ma nel 2007 i dispositivi si “agganciano” solo in caso di traffico attivo, e tra le 9.59 e le 11.10 il suo cellulare è silente.
Dubbi sulle bici e sulle impronte
Sempio ha una bici rossa da uomo, Stasi una nera da donna. Nessuno vede auto fuori dalla villetta. Un’altra impronta (la “10”, vicino alla maniglia interna della porta) resta senza attribuzione certa, ma la difesa sottolinea il rischio di contaminazione per le tecniche usate dal Ris di Parma nel prelievo: i pennelli non erano singoli, e quindi non si può escludere il trasferimento accidentale di materiale biologico.
Il Dna sotto le unghie e la sfida dell’incidente probatorio
L’incidente probatorio si concentra sul materiale genetico trovato sotto le unghie della vittima. Una prima perizia lo aveva giudicato non identificativo. Ora, la valutazione è affidata a due esperti della Polizia di Stato. Se anche si identificasse un profilo compatibile con Sempio, rimarrebbe da dimostrare come e quando sia finito lì. E se non ci fosse contatto diretto durante l’aggressione, si dovrebbe ipotizzare un trasferimento secondario da oggetti comuni.
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(con fonte AdnKronos)
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