
Israele e Hamas: Hamas rifiuta la prima fase e accusa Tel Aviv di procrastinare sulla seconda
Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas giunge alla scadenza, mentre la situazione rimane tesa, con il gruppo palestinese che critica il rifiuto israeliano di passare alla seconda fase
Oggi, 1 marzo, scade il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, una pausa nei combattimenti che ha suscitato preoccupazione tra le Nazioni Unite e il resto della comunità internazionale. Il gruppo palestinese ha infatti respinto la proposta israeliana di estendere la prima fase dell’accordo e non sono in corso trattative per una seconda fase, aumentando il rischio di un’escalation del conflitto.
Hamas rifiuta l’estensione della prima fase
Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha reso noto che non c’è alcun interesse nel prolungare la sospensione dei combattimenti. La decisione di non accettare l’estensione della prima fase porta la situazione verso un punto critico. Secondo le fonti vicine al gruppo, il rifiuto deriva dalla volontà di passare immediatamente alla seconda fase del cessate il fuoco. Questa fase dovrebbe, infatti, portare a una risoluzione definitiva del conflitto, con il rilascio di tutti gli ostaggi e il ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza.
Guterres lancia un appello per il rispetto dell’accordo
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso preoccupazione sulla scadenza dell’accordo, ribadendo l’importanza di rispettare i termini della tregua. “I prossimi giorni sono cruciali. Le parti devono fare tutto il possibile per evitare che l’accordo collassi”, ha sottolineato Guterres. La sua richiesta arriva in un momento particolarmente delicato, con la possibilità di un ritorno ai combattimenti che potrebbe intensificare ulteriormente la crisi umanitaria.
Israele e Hamas: il confronto sulla seconda fase
La controversia sull’avvio della seconda fase dei negoziati è al centro delle discussioni. Una fonte di Hamas ha accusato Israele di violare l’accordo, rifiutandosi di entrare nel merito della seconda fase. Secondo quanto riportato dalla stazione televisiva saudita Asharq, la colpa sarebbe della procrastinazione israeliana. Questo ritardo avrebbe portato a una situazione di stallo, con Hamas che insisterebbe per un impegno concreto sul rilascio degli ostaggi e il definitivo cessate il fuoco, ma il nodo cruciale è che Israele deve lasciare con le sue forze militari, la striscia, cosa che Tel Aviv non ha alcun intenzione di porre in opera.
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(con fonte AdnKronos)
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