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È possibile conciliare sostenibilità e redditività? Assolutamente sì, anzi: le aziende che presentano rating Esg migliori generano migliori rendimenti azionari medi annui (e non di poco).

Lo evidenzia il nuovo report Kroll “Esg and global investor returns” da cui emerge che le aziende più performanti a livello Esg hanno registrato rendimenti azionari medi annui del 12,9% rispetto all’8,6% delle imprese con rating Esg più bassi. In pratica, le aziende più sostenibili hanno reso in borsa quasi il 50% in più di quelle meno impegnate nel campo della sostenibilità.

Il report di Kroll, azienda leader nella fornitura di soluzioni dedicate alla gestione del rischio e alla consulenza finanziaria, ha analizzato i dati di oltre 13.000 aziende di diversi settori in tutto il mondo evidenziando un ottimo Roi (Return on investment) per chi ha investito in aziende molto attive nel campo della sostenibilità.

Le prestazioni Esg delle imprese europee

Le proporzioni registrate a livello globale sono analoghe a quelle europee, dove i rendimenti azionari medi annui si attestino al 10% per le aziende con rating Esg più alti e al 7% per quelle con i rating peggiori.

Le valutazioni cambiano se si considera non solo il rendimento azionario, ma anche la diffusione dell’impegno sostenibile tra le aziende. Infatti, come emerge dal report, a dicembre 2021 quasi un terzo delle aziende europee si è posizionato tra i leader nei rating Esg e solo il 7% ha registrato bassi livelli di rating. Al contrario, solo il 10% delle aziende nordamericane e il 6% di quelle asiatiche hanno evidenziato rating Esg elevati.

I dati del rapporto Kroll conciliano con la classifica Influence Map dove sono europee ben 16 delle 27 aziende leader nella transizione sostenibile individuate dal think tank.

Il report “Esg and global investor returns” evidenza quindi un enorme divario con gli altri continenti: rispetto al 7% europeo, sono risultate con un basso rating il 17% delle aziende analizzate in Nord America e il 38% di quelle osservate in Asia.

L’impegno delle istituzioni e le aspettative per il futuro

L’impegno sostenibile delle istituzioni comunitarie è la principale matrice di questi risultati, come ha affermato Carla Nunes, managing director e global leader della practice Valuation Digital Services di Kroll: “I risultati positivi ottenuti dalle società europee possono essere spiegati dall’impegno di lunga data della regione nei confronti delle tematiche Esg.

Non sorprende quindi che l’Europa sia in prima linea nell’ambito della sostenibilità, e, grazie a importanti normative come il Regolamento Ue sulla divulgazione delle informazioni sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sfdr), che è entrata in vigore all’inizio dell’anno, e gli European Sustainability Reporting Standards (Esrs) da poco approvati, ci aspettiamo che questa tendenza possa proseguire”.

Il percorso però è ancora lungo, pensare che la strada sia già tracciata è un rischio: “Il futuro degli investimenti in ambito Esg e sostenibilità – ha avvertito Nunes – dipenderà dalla fiducia degli investitori nell’affidabilità dei rating e delle informative Esg e nella loro rilevanza come indicatore della performance delle società quotate”.

Su questo fronte, non tutti i dati sono incoraggianti: nel 2022, per la prima volta, l’emissione di obbligazioni verdi, sociali, sostenibili e legate alla sostenibilità ha segnato una contrazione rispetto all’anno precedente.

La quinta edizione dell’Emerging Market Green Bonds Report ha quantificato in 877 miliardi di dollari il valore delle obbligazioni Gsss (Green, Social, Sustainability and Sustainability-Linked Bond) emesse l’anno scorso, con una riduzione del 13% rispetto al 2021.

Una notizia solo parzialmente negativa per il mondo della finanza green, dato che le obbligazioni Gsss si sono dimostrate comunque più resilienti rispetto al mercato di tutto il reddito fisso dove il calo di emissioni è stato doppio rispetto a quello delle obbligazioni Gsss, con una riduzione del 26% rispetto al 2021.

“I risultati del report sono molto interessanti e importanti anche per le aziende che operano in Italia e che devono affrontare delle dinamiche interconnesse con il resto del mondo; le tematiche legate alla sostenibilità devono essere infatti gestite nel modo corretto e hanno un impatto significativo sul valore degli asset,” ha commentato Enrico Rovere, managing director della practice valuation advisory di Kroll in Italia.

In effetti, l’importanza delle tematiche Esg è sempre più centro delle aziende nostrane, come hanno dimostrato i dati dell’osservatorio Governance della sostenibilità condotto da Altis e Csr Manager Network dove è emerso che 35 aziende italiane su 40, ovvero l’87,5% del totale, integrano la sostenibilità nelle strutture di governance avendo assegnato un comitato ad hoc all’interno del Cda. In Francia tale percentuale raggiunge il 72,5%, nel Regno Unito il 65%, in Spagna il 40%, in Germania solo il 13,3%. Lo studio dell’osservatorio ha evidenziato anche una crescente importanza delle tematiche Esg negli schemi di remunerazione dei vertici aziendali in Italia.

“Come evidenziato dalla ricerca – ha aggiunto Rovere – un rating Esg elevato permette di migliorare l’organizzazione e le sue performance di mercato e di far crescere il valore delle aziende, rendendole sempre più attrattive nei confronti dei fondi di private equity e creando così un’ulteriore leva per la generazione di valore.”

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(AdnKronos)


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