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Una giocatrice di volley resta incinta, il club non le paga lo stipendio e la cita per danni. E’ quanto denunciato in un post su Facebook da Lara Lugli, la giocatrice al centro del caso che militava in serie B con il volley Pordenone.

Nel mese di marzo del 2019 ha comunicato al club la sua impossibilità di proseguire la stagione perché incinta, risolvendo dunque il contratto. A distanza di due anni ha ricevuto una citazione per danni, “per non aver onorato il contratto”.

“Rimango incinta e il 10 marzo comunico alla società il mio stato, si risolve il contratto”, scrive la giocatrice su Facebook, rendendo noto che, purtroppo, il mese successivo avrebbe perso il bambino a causa di un aborto spontaneo. In seguito, la stessa avrebbe chiesto al club di saldare lo stipendio di febbraio “per il quale avevo lavorato e prestato la mia attività senza riserve”, specifica nel post. In risposta al successivo decreto ingiuntivo, le arriva dunque una citazione per danni.

“Le accuse -spiega Lugli- sono che al momento della stipula del contratto avevo ormai 38 anni e data l’ormai veneranda età dovevo in primis informare la società di un eventuale mio desiderio di gravidanza, che la mia richiesta contrattuale era esorbitante in termini di mercato e che dalla mia dipartita il campionato è andato a scatafascio”.

Tra le contestazioni che le vengono mosse ci sarebbe anche quella di un ingaggio troppo elevato e, nel contempo, il calo delle prestazioni della squadra nel momento della risoluzione del contratto avrebbe causato l’allontanamento degli sponsor. “Viene contestato l’ammontare del mio ingaggio troppo elevato -sottolinea Lugli-, ma poi dicono che dopo il mio stop la posizione in classifica è precipitata e gli sponsor non hanno più assolto i loro impegni. Dunque il mio valore contrattuale era forse giusto?”.

“Chi dice che una donna a 38 anni, o dopo una certa età stabilita da non so chi, non debba avere il desiderio o il progetto di avere un figlio? Non è che per non adempiere ai vincoli contrattuali stiano calpestando i Diritti delle donne, l’etica e la moralità?”. A suo modo di vedere, c’è il rischio che questo possa diventare un precedente molto grave. “Se una donna rimane incinta non può conferire un danno a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo. L’unico danno lo abbiamo avuto io e il mio compagno per la nostra perdita e tutto il resto è noia e bassezza d’animo”, conclude la pallavolista.

“La colpa della pallavolista Lara Lugli è quella di essere rimasta incinta. Presenterò un’interrogazione. Ecco perché ieri, 8 marzo, dicevo che in Italia c’è poco da festeggiare e molto da lottare per la parità”, scrive su Facebook Laura Boldrini, ex presidente della Camera e deputata Pd.

Sul caso si è espresso anche il sindacato di giocatori di pallavolo Aip: “Il pensiero di Aip è noto. Ora basta. Abbiamo tutte e tutti il dovere di cambiare le cose e di prevedere tutele per atlete e atleti”, sottolinea il sindacato. “Non possiamo più permetterci che una donna, una mamma, un’atleta non possa sognare di avere una famiglia”, aveva detto la vice presidente Alessia Lanzini, alla prima apparizione ufficiale di Aip durante la 45esima Assemblea Nazionale elettiva Fipav.

Ora Aip “manifesta profondo sostegno e vicinanza a Lara Lugli, per la triste vicenda che la vede citata in giudizio, solamente per essere rimasta incinta, un dono della vita. Aip c’è e tutto lo spogliatoio di Aip si stringe forte intorno a Lara”, spiega il sindacato.

LA REPLICA DEL CLUB

“Visto il polverone sollevatosi negli ultimi giorni in merito alla vicenda che ci vede chiamati in causa dalla nostra ex atleta ci corre l’obbligo di fare alcune necessarie precisazioni. Abbiamo letto in vari media pesanti accuse di insensibilità, sessismo e discriminazione ai danni delle donne lavoratrici. Purtroppo pochi hanno pensato di chiederci quale fosse la nostra posizione in merito. Cerchiamo di riassumere i fatti. Nel campionato 2018-2019 Lara Lugli era il capitano della nostra squadra e anche la giocatrice di punta. Ad inizio marzo ci ha comunicato di essere rimasta incinta. Dispiaciuti per la perdita sportiva, ma felici per l’avvenimento familiare ci siamo salutati. Infatti come da contratto, che ricordiamo essere stato predisposto dall’atleta stessa e dal suo agente, si prevedeva l’immediata cessazione del rapporto in caso di gravidanza”, spiega il Volley Pordenone all’Adnkronos, sulla vicenda legata a Lara Lugli.

“Lo stesso contratto, che ribadiamo essere stato predisposto dalla stessa atleta, aveva al suo interno clausole che prevedevano addirittura delle penali in caso di cessazione del rapporto. Clausole che non abbiamo voluto esercitare perché non pareva opportuno farlo. Ora nessuno ha citato per danni Lara Lugli. E’ stata la stessa atleta a chiedere e ottenere un decreto ingiuntivo perché ritiene di avere dei crediti. Ci siamo sentiti traditi dall’atleta e abbiamo fatto l’unica cosa possibile: difenderci avvalendoci delle clausole contrattuali predisposte da lei stessa e dal suo procuratore. Vorremo ribadire con forza che non crediamo che la gravidanza sia un danno e che soprattutto non è mai stata avanzata richiesta di danni”, spiega la società.


(AdnKronos)

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