La relazione medico-legale esclude un ruolo diretto della pistola elettrica usata dalla polizia. Proseguono le indagini per chiarire cause e responsabilità della morte del 30enne
La morte di Riccardo Zappone, il 30enne di San Giovanni Teatino deceduto il 3 giugno scorso a Pescara mentre si trovava in stato di fermo, è stata causata da una “sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso”. Lo ha comunicato la procura di Pescara, riportando i risultati dell’autopsia eseguita dal professor Cristian D’Ovidio, medico legale dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti e Pescara.
Secondo la relazione, l’utilizzo del taser da parte della polizia “non ha avuto alcun ruolo ai fini del determinismo della morte”. Gli accertamenti sono ancora in corso e verranno completati con esami tossicologici e istologici sui campioni prelevati durante l’autopsia.
Zappone, affetto da problemi psichiatrici, si era recato a Pescara presso un’officina, dove – secondo quanto ricostruito – avrebbe avuto una crisi comportamentale violenta. In quella circostanza sarebbe stato aggredito fisicamente da alcuni presenti: tre persone sono ora indagate per lesioni personali aggravate.
Allertata la polizia, gli agenti sono intervenuti e, di fronte a una presunta resistenza all’arresto, hanno utilizzato il taser per immobilizzarlo. Successivamente, Zappone è stato condotto in Questura, dove ha accusato un malore nelle camere di sicurezza. L’intervento del 118 si è rivelato inutile: il giovane è morto poco dopo l’arrivo in ospedale.
La procura parla di “morte violenta in condizione di particolare vulnerabilità”, e le indagini proseguono per fare piena luce su quanto accaduto, stabilendo dinamiche e responsabilità.
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