L’ambasciata russa attacca Carlo Calenda per il tatuaggio ucraino
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Scontro diplomatico dopo il post dell’ambasciata russa: Calenda replica su X con un messaggio di sfida
Ambasciata russa attacca Carlo Calenda — È polemica diplomatica tra Roma e Mosca dopo il duro post pubblicato dall’ambasciata russa su Facebook contro il leader di Azione, Carlo Calenda. Nel mirino dei diplomatici il nuovo tatuaggio del senatore: il tridente ucraino, stemma nazionale dell’Ucraina e simbolo storico di indipendenza dall’ex Unione Sovietica.
Nel messaggio, l’ambasciata russa si è chiesta se “il politico italiano Carlo Calenda capisca l’essenza del simbolo che ha applicato sul suo corpo”, sostenendo che la scelta rappresenti “un ingresso volontario nella comunità di seguaci di Petlyura, Bandera, Shukhevich e altri nazisti e collaboratori di nazionalità ucraina, le cui mani sono coperte dal sangue di ebrei, zingari, ungheresi, russi e ucraini”.
La replica di Carlo Calenda
La risposta del leader di Azione non si è fatta attendere. Su X (ex Twitter), Calenda ha scritto: “Verrete sconfitti. Come è stata sconfitta l’Urss. La libertà alla fine vince sempre sulla tirannia. E se vi mettete paura di un tatuaggio vuol dire che ne siete già consapevoli”. Il messaggio si conclude con l’hashtag Slava Ukraïni, il motto della resistenza ucraina.
Le reazioni politiche in Italia
Le parole dell’ambasciata hanno suscitato anche la reazione del governo italiano. Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha definito “inaccettabile” l’attacco a Calenda, accusato “di simpatizzare per il nazismo solo perché sostiene l’Ucraina”. Fazzolari ha aggiunto: “Proprio oggi, 9 novembre, a 36 anni dal crollo del Muro di Berlino, ricordiamo alla Russia che il dominio sovietico sull’Europa dell’Est non tornerà mai più. È grazie all’eroismo del popolo ucraino che il delirio neo-imperialista del regime putiniano è stato fermato sul nascere”.
Lo scontro tra l’ambasciata russa e Carlo Calenda assume così anche un valore simbolico, nel giorno in cui l’Europa ricorda la fine delle divisioni imposte dalla Guerra Fredda.
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(con fonte AdnKronos)
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