
Trump può fermare la guerra a Gaza, dice Hamas. Tensione alta in Libano
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Il leader di Hamas accusa Netanyahu di sabotare i negoziati. Gli Usa pongono il veto all’Onu e sanzionano i giudici della Corte penale internazionale. Raid anche in Libano: sale la tensione con Beirut e Teheran
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump “è l’unico in grado di imporre un cessate il fuoco” a Gaza, se solo lo volesse. A sostenerlo è Mohammed Nazzal, membro dell’ufficio politico di Hamas, in un’intervista rilasciata al quotidiano qatarino Al-Araby Al-Jadeed. Nazzal ha però ammesso che “le condizioni non sono ancora mature per un accordo”, pur assicurando che il movimento islamista “sta rispondendo agli sforzi di Doha per colmare il divario” sull’ultima proposta avanzata dall’inviato statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff.
Secondo Nazzal, la responsabilità dello stallo ricade su Israele. Il premier Benjamin Netanyahu e la sua coalizione “non vogliono porre fine alla guerra”, ha detto, “perché non hanno ancora raggiunto nessuno dei loro obiettivi strategici: espellere i palestinesi da Gaza, smantellare la resistenza o imporre un governo collaborazionista, un ‘Karzai palestinese’”.
Intanto, il sostegno di Washington a Israele si è ulteriormente rafforzato. Gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva un cessate il fuoco immediato e permanente nella Striscia di Gaza, bloccando l’approvazione del testo sottoscritto dagli altri 14 membri. Parallelamente, l’amministrazione Trump ha annunciato sanzioni contro quattro giudici della Corte penale internazionale (Cpi), rei di aver emesso un mandato d’arresto per Netanyahu. Le sanzioni vietano ai giudici l’ingresso negli Usa e congelano eventuali beni nel Paese.
“Gli Stati Uniti faranno tutto il necessario per proteggere la propria sovranità e quella di Israele”, ha dichiarato il segretario di Stato Marco Rubio. La Cpi ha denunciato le misure come un tentativo di minare la propria indipendenza. Ma il premier israeliano ha esultato: “Grazie al presidente Trump e al segretario Rubio per aver difeso i diritti di Israele”, ha scritto Netanyahu sui social.
Nel frattempo, l’esercito israeliano continua i raid su Gaza. Almeno sette morti e numerosi feriti il bilancio del bombardamento su un’abitazione a Jabalia, riferisce una fonte medica dell’ospedale Ahli a Gaza City, citata da Al Jazeera. Lo stesso ospedale era stato colpito ieri, causando la morte di quattro giornalisti.
La crisi umanitaria peggiora di giorno in giorno. La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), organizzazione sostenuta dagli Stati Uniti, ha sospeso le operazioni nei propri centri di distribuzione di aiuti a causa delle violenze scoppiate nei pressi dei siti, dove le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro civili in cerca di cibo. Due centri hanno comunque distribuito aiuti nella giornata di ieri. Critiche sono arrivate da parte di diverse organizzazioni umanitarie e dalle Nazioni Unite, secondo cui l’approccio della Ghf non garantisce sicurezza. Usa e Israele difendono però la scelta, sostenendo che le reti precedenti fossero infiltrate da Hamas.
L’offensiva israeliana non si limita a Gaza. Aumentano anche le tensioni con il Libano dopo nuovi raid condotti a Beirut contro infrastrutture sotterranee di Hezbollah. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha annunciato che gli attacchi proseguiranno finché il gruppo non sarà disarmato. “Non ci sarà calma a Beirut né stabilità in Libano senza sicurezza per Israele”, ha affermato.
Beirut ha replicato con durezza: l’esercito libanese ha denunciato “una violazione quotidiana della sovranità” e accusato Israele di voler sabotare la ripresa del Paese alla vigilia dell’Eid al-Adha. Anche l’Iran è intervenuto condannando “l’aggressione” e parlando di un “palese atto ostile” contro l’integrità territoriale del Libano.
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(con fonte AdnKronos)
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