
Trump mostra immagini di morti in Congo per accusare il Sudafrica di genocidio dei bianchi
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Clamoroso episodio quello avvenuto mercoledì alla Casa Bianca: il presidente Usa mostra al leader sudafricano foto false nel contesto, attribuendole a un inesistente sterminio etnico. Le immagini provenivano dal Congo e ritraevano vittime del conflitto con i ribelli M23 come riferito da Reuters
Un gesto che ha dell’incredibile e che scuote le fondamenta della diplomazia internazionale. Mercoledì, nello Studio Ovale della Casa Bianca, il presidente statunitense Donald Trump ha presentato al presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa delle immagini scioccanti che, a suo dire, testimonierebbero un “genocidio dei bianchi” in atto nel Paese africano. Peccato che quelle foto fossero false. O meglio, autentiche ma totalmente fuori luogo in quel contesto: si trattava infatti di immagini scattate nella Repubblica Democratica del Congo, durante operazioni umanitarie seguite a sanguinosi scontri con i ribelli M23.
“Questi sono contadini bianchi assassinati in Sudafrica”, avrebbe dichiarato Trump, agitando copie stampate di articoli accompagnati da foto drammatiche. Ma la realtà è ben diversa: come ha confermato l’agenzia Reuters — autrice originale del materiale — quelle immagini sono tratte da un video girato a Goma lo scorso febbraio, durante la raccolta dei cadaveri delle vittime civili del conflitto con i ribelli sostenuti dal Ruanda.
Una falsificazione deliberata, o quantomeno una leggerezza sconcertante per un capo di Stato. L’episodio non solo getta un’ombra inquietante sulla credibilità dell’amministrazione Trump, già in bilico per tante sue manifestazioni sopra le righe, che rischia anche di innescare tensioni gravi tra Stati Uniti e Sudafrica ma non solo. Ramaphosa, visibilmente contrariato, ha bollato le accuse come “infamanti e infondate”.
Non è la prima volta che Trump cavalca la teoria del “genocidio dei bianchi” in Sudafrica, una narrativa cara all’estrema destra internazionale, priva di riscontri seri e più volte smentita da osservatori indipendenti. Ma portarla sul tavolo di un incontro ufficiale, manipolando le prove con immagini di tutt’altro contesto, segna un punto di non ritorno nella retorica della disinformazione presidenziale.
Gravissimo, oltre ogni standard accettabile, che il leader della maggiore potenza mondiale ricorra a una simile manipolazione in una sede diplomatica. Un gesto che mina la fiducia internazionale, delegittima il ruolo di mediatore globale degli Stati Uniti e, soprattutto, offende le vere vittime dei conflitti africani — usate come strumento propagandistico senza rispetto, senza verità, senza vergogna.
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(con fonte AdnKronos)
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