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La 19enne, originaria del Kenya, stava per imbarcarsi per la Turchia con l’intento di raggiungere la Siria e unirsi all’Isis. Decisivo il monitoraggio degli ambienti jihadisti online
Hafsa M., una diciannovenne di origine keniota residente a Carugate, è stata arrestata all’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio con l’accusa di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale. Secondo gli inquirenti, la giovane era in procinto di partire per la Turchia con l’obiettivo di raggiungere le zone di guerra in Siria e unirsi all’Isis. L’arresto è avvenuto al momento del check-in, subito dopo l’acquisto di un biglietto di sola andata per Istanbul.
L’indagine, avviata a ottobre, è frutto del monitoraggio degli ambienti jihadisti online da parte della Digos di Milano e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Gli investigatori hanno individuato un profilo social in cui Hafsa pubblicava video di propaganda estremista, raffigurandosi con il niqab e in posa con un’arma, sebbene a salve. Questo materiale è stato un indizio cruciale per identificare il processo di radicalizzazione che aveva intrapreso.
La ragazza, che viveva in una comunità di accoglienza ed era già nota per un difficile contesto familiare, avrebbe attraversato una rapida trasformazione ideologica e religiosa. La sua intenzione di partire per la Siria è stata confermata dall’analisi delle sue comunicazioni, che includevano contatti con soggetti localizzati in Medio Oriente, presumibilmente legati a gruppi jihadisti. Le indagini hanno anche rivelato che Hafsa aveva tentato di contattare più volte le rappresentanze diplomatiche turche in Italia e aveva visitato ripetutamente gli aeroporti di Malpensa e Orio al Serio per acquistare il biglietto di viaggio.
Secondo quanto dichiarato dalla giovane in sede di udienza, il suo obiettivo sarebbe stato quello di sposare un uomo conosciuto sui social e condividere idee “conservatrici” sull’Islam. Tuttavia, gli inquirenti ritengono che le sue affermazioni mascherino un coinvolgimento più profondo nella causa jihadista. Il giudice per le indagini preliminari, Luca Milani, ha evidenziato come i contatti telefonici con referenti in Turchia dimostrino un’intenzione premeditata e organizzata di unirsi all’Isis o ad altre formazioni terroristiche.
Hafsa si sarebbe dichiarata “muhajirat”, ovvero migrante per la fede, un termine spesso associato al sacrificio per la causa islamista. Nei suoi messaggi social, la giovane avrebbe espresso sostegno per il jihad femminile, citando esempi storici come Aisha, seconda moglie del Profeta Maometto, e manifestando interesse per l’uso delle armi da fuoco.
Per il gip, l’arresto si è reso necessario non solo per la natura delle accuse, ma anche per il concreto rischio di fuga, dimostrato dagli sforzi persistenti della giovane per lasciare l’Italia. Il suo caso rappresenta, secondo le autorità, un ulteriore segnale dell’importanza di mantenere alta la guardia contro la radicalizzazione e il terrorismo internazionale.
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(con fonte AdnKronos)
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