Israele prepara risposta all’Iran. Usa sperano in cambio politico in Libano
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Netanyahu discute con Biden mentre Israele pianifica una reazione letale e precisa all’Iran. Le tensioni con Hezbollah e il futuro del Libano al centro della strategia USA
Israele è pronto a rispondere all’Iran dopo il recente attacco con quasi 200 missili. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha discusso della situazione in una telefonata di 30 minuti con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ritenuta un passaggio fondamentale prima dell’inizio delle operazioni militari. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha confermato che la reazione sarà “letale, precisa e soprattutto sorprendente”, e ha sottolineato che l’Iran non comprenderà né l’entità né la tempistica dell’attacco. Gallant ha rassicurato che l’attacco iraniano non ha causato danni significativi, grazie all’efficienza della difesa israeliana, che ha mantenuto intatte le infrastrutture aeroportuali.
L’intera catena di comando israeliana è compatta e allineata sulla necessità di rispondere in modo deciso. L’Iran, definito aggressivo ma impreciso, sarà colpito in un’operazione che, secondo fonti israeliane, potrebbe superare le aspettative nemiche. La compattezza del governo israeliano è stata ribadita durante il colloquio tra Netanyahu e Biden, che secondo fonti israeliane si è svolto in un’atmosfera positiva.
Il ruolo degli USA e le preoccupazioni di Biden
Durante la conversazione, Biden ha sottolineato la necessità di un accordo diplomatico per garantire la sicurezza dei civili israeliani e libanesi, ricordando anche l’importanza di ridurre i danni collaterali nelle aree densamente popolate del Libano, come Beirut. Il presidente americano ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti verso la sicurezza di Israele, condannando senza riserve l’attacco iraniano del 1° ottobre. Tuttavia, la Casa Bianca ha evidenziato che qualsiasi azione militare deve tenere conto della protezione dei civili, e che operazioni estese come quelle avvenute a Gaza devono essere evitate. Biden ha inoltre insistito sulla necessità di rilanciare gli sforzi diplomatici per liberare gli ostaggi di Hamas e affrontare la crisi umanitaria a Gaza, promuovendo la riapertura dei corridoi umanitari.
USA e la crisi libanese: un’occasione politica?
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno tentando di sfruttare l’offensiva israeliana in Libano come un’opportunità per porre fine al dominio di Hezbollah e sbloccare la situazione politica nel Paese dei Cedri. Il Libano è senza presidente dal 2022, e l’elezione del nuovo capo di Stato è ostacolata dalla presenza e dall’influenza di Hezbollah, che detiene un veto su qualunque nomina presidenziale. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha contattato i leader di Qatar, Egitto e Arabia Saudita per ottenere il loro sostegno all’elezione di un nuovo presidente. Tuttavia, mentre l’Arabia Saudita sembra favorevole, Egitto e Qatar considerano il piano irrealistico e potenzialmente pericoloso.
Secondo il Wall Street Journal, funzionari diplomatici hanno espresso preoccupazioni sul fatto che un eventuale nuovo presidente libanese, visto come sostenuto dagli Stati Uniti e appoggiato da Israele, potrebbe essere delegittimato da una parte importante della popolazione. Inoltre, il rischio di nuove divisioni e scontri interni al Paese rimane elevato, in un contesto già fortemente segnato da rivalità politiche e confessionali.
Israele e Hezbollah: scontri continui
Intanto, proseguono i raid israeliani nel sud del Libano, con l’uccisione di due comandanti di Hezbollah, Ahmad Moustafa al-Haj Ali e Mohammad Ali Hamdan, coinvolti in attacchi contro il nord di Israele. Le forze israeliane (Idf) hanno promesso di continuare a colpire i leader di Hezbollah che minacciano la sicurezza del Paese. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno avvertito Netanyahu: l’operazione in Libano non dovrà trasformarsi in un conflitto di lunga durata simile a quello a Gaza, dove le vittime civili sono state numerose.
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(con fonte AdnKronos)
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