Prosciutto crudo: effetti positivi su pressione e colesterolo in soggetti a rischio cardiovascolare
Uno studio clinico dell’Università di Murcia dimostra i benefici del prosciutto crudo rispetto a quello cotto su pressione e colesterolo, aprendo nuove strade alla “Positive nutrition”
In uno studio clinico recente randomizzato in doppio cieco, condotto dall’Università della Murcia (Spagna), hanno messo a confronto l’effetto emodinamico e metabolico della somministrazione quotidiana di prosciutto crudo iberico (N. 35, 80 g/die) con la stessa quantità di prosciutto cotto (N. 19. 100 g/die) per 28 giorni in soggetti affetti da preipertensione e/o ipercolesterolemia e/o disglicemia.
La pressione arteriosa sistolica e diastolica delle 24 ore sono scese di 2.4 mmHg nel gruppo che assumeva prosciutto crudo (effetto del trattamento: p= 0.0382 y, p = 0.0233, rispettivamente per pressione sistolica e diastolica). Anche il numero di misurazioni di pressione sistolica >135 mmHg sono state significativamente ridotte nel gruppo trattato con prosciutto crudo (effetto del trattamento: p = 0.0070), ma non in quello trattato col prosciutto cotto.
L’assunzione prosciutto crudo è anche stata associata ad un significativo calo della colesterolemia totale (p = 0.049), ma non di glicemia basale, insulinemia basale ed HOMA-index (p>0.05). Tuttavia l’assunzione di prosciutto crudo è stata associata ad aumento dei livelli plasmatici di grelina (effetto del trattamento: p = 0.0350) e ad una leggera riduzione di quelli di leptina (effetto del trattamento: p = 0.0628).
Questo è un primo studio in cui i ricercatori spagnoli mostrano un effetto emodinamico e metabolico positivo dell’assunzione del loro prosciutto crudo, indipendentemente dal contenuto calorico, lipidico e sodico del prosciutto stesso. Ammettendo per valido l’effetto dei peptidi bioattivi identificati nello jamon iberico, è da ipotizzare che parte della loro efficacia sia controbilanciata dal contenuto in sodio del prosciutto crudo.
Tuttavia questo studio si inserisce nel contesto della così detta “Positive nutrition” dove si cercano alimenti palatabili e potenzialmente positivi per la salute invece di puntare il dito solo su ciò che si deve eliminare.
Alfonso Piscopo
Dir. Veterinario asp Agrigento
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