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Nell’epoca del tutti contro tutti nessuno escluso, esiste ancora qualcosa, o meglio qualcuno, che unisce la gente, il Popolo.

Solo però, chi ha ben chiaro il concetto di Popolo, riesce a mettere a fuoco il vero significato di questa azione.

La morte di Diego Armando Maradona ha il potere di aggregare in tutto il pianeta milioni di persone, alla faccia della pandemia straripante.

Nonostante l’aspetto intimo e quasi mistico che affiora in questo momento drammatico, crescono fuori luogo numerose discussioni e polemiche, alimentate da un “fango sterile” che non porta frutti.

Nel mondo contemporaneo, perennemente diviso e intriso di odio tra qualsiasi schieramento, la morte di un “Dio” del calcio unisce intere nazioni, ma allo stesso tempo fa emergere una piccola e poco equilibrata minoranza, che evidentemente non ha ben chiaro il concetto di “Eroe popolare”.

Qualche genio improvviso, per risonanza pubblica, per fare del suo nome la famosa voce fuori dal coro, cade brutalmente in provocazioni totalmente fuori luogo, come se a chi è sceso in piazza per lanciare una rosa verso la maglia diez, importasse qualcosa del giudizio verso il proprio idolo.

Le contraddizioni della vita privata di un personaggio così meravigliosamente amato da tutti, rendono più umana e ancor più vicina alla gente la sua figura nell’immaginario popolare.

Saper emozionare le persone, siano queste ricche, povere, poco importa. Questo è il fattore dominante dalla parte di Maradona. Un sapere d’artista che regalava vibrazioni dell’anima a chi ha avuto la fortuna di godere di quelle gesta…

Restare poi dalle parte dei deboli e degli oppressi, toccare con mano e piede (sinistro soprattutto), il sud del mondo e dell’Italia era la sua romantica volontà. E’ d’altronde fisiologico che nella sua grandezza emerse l’impossibilità a isolarsi all’interno di questo concetto. Mettersi però ora a riflettere, nel momento più sofferente per chi lo amava, se esiste coerenza nel possedere una Ferrari, diversi Rolex d’oro, con il tatuaggio di Ernesto Che Guevara, se idolatrare o meno un uomo che fece uso di droghe, forse si cade tristemente in chiacchiere becere ed ignoranti. Eccessi e vizi fanno parte della natura degli uomini e raramente vanno a braccetto con la coerenza. Restano chiacchiericci che non scalfiscono ciò che è stato veramente Maradona per la gente povera del mondo.

Esiste una regola fondamentale per il buon vivere, ed è ricordarsi sempre del proprio passato. Soprattutto per i meno fortunati, per gli ultimi, trionfare e conquistare vittorie nella vita, significa ripercorrere il percorso intrapreso, riflettendo verso i dolori affrontati, ma superati.

Diego Armando Maradona ha sempre ricordato da dove veniva. Essere nato nella povertà assoluta, la sofferenza durante la sua infanzia ha creato in lui un personaggio unico, un essere ibrido, potente e risonante ma inizialmente povero, osannato da tutti ma scomodo in molti frangenti della sua esistenza.

Il dialogo con molti leader della sinistra mondiale, sono lo specchio della grandezza di una personalità che si è impreziosita con il passare degli anni. Toccare con mano la fame, sentire nelle vene il freddo della miseria, sono sensazioni che non fuoriescono facilmente dall’intimo umano.

Maradona, non è mai stato un firmatario di una legge in favore del popolo, non era un governante, un politico, ma è riuscito a modo suo, stravagante ed artistico, ad avere sempre la gente al suo fianco, cosa più unica che rara.

La magia che si trasformava in realtà, con quel pallone che si muoveva come mai si era mosso prima nella storia sportiva, gesta uniche e fondamentali per la sua grandezza, sono la sostanza, amata e venerata in tutto il pianeta. Poi la forma, quella troppo spesso influenzata dalla prima, ma altrettanto geniale e provocatoria, figlia di una “non compostezza” che ha reso e renderà immortale un personaggio simbolo della vulnerabilità dell’essere umano.

Francesco Mazzetto

(Photo by Jack Hunter on Unsplash)

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