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In occasione della Giornata Mondiale della lotta alla contraffazione e alla pirateria, è stata resa pubblica la relazione 2019 contenente lo studio fatto per comprendere i volumi economici che ogni anno vengono sottratti a 11 settori produttivi analizzati a causa della contraffazione e della pirateria. Dati precisi e aggiornati al 2019 dell’impatto della contraffazione sull’economia nazionale italiana e nei paesi dell’Unione Europea in generale.

Secondo una nuova stima dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), le perdite annuali dovute alla contraffazione e alla pirateria in 11 settori economici chiave nell’UE, ammontano a 60 miliardi di EUR l’anno.
Secondo l’analisi aggiornata, le perdite complessive equivalgono al 7,4 % di tutte le vendite nei seguenti settori: cosmetici e igiene personale; abbigliamento, calzature e accessori; articoli sportivi; giocattoli e giochi; gioielleria e orologi; borse e valigie; musica registrata; alcolici e vini; prodotti farmaceutici; pesticidi e smartphone.

Dato che i produttori legittimi producono meno di quanto avrebbero fatto in assenza di contraffazione, offrendo quindi lavoro a meno manodopera, l’analisi stima che in questi settori, in tutta l’UE, le perdite dirette arrivino fino a 468.000 posti di lavoro.

Vediamo in dettaglio l’Italia

Si stima che in Italia le perdite annuali dovute alla contraffazione e alla pirateria ammontino a 10,5 miliardi di EUR, pari al 10,1 % delle vendite negli 11 settori.
Nel complesso, secondo l’analisi, il valore complessivo delle vendite perse in Italia è pari a 174 EUR per cittadino italiano ogni anno.
Quella pubblicata dall’EUIPO è la seconda valutazione settoriale dell’impatto economico della contraffazione e della pirateria in settori economici chiave, noti per essere vulnerabili alle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale.
Lo studio stima che, sin dalla prima analisi del 2018, il volume delle vendite perse è diminuito a livello dell’UE in tutti i settori esaminati, tranne due: abbigliamento, calzature e accessori, nonché cosmetici e igiene personale.

Settore dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori

Il settore dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori è il più grande di tutti i settori esaminati in termini di volume delle vendite e di occupazione.
Secondo le stime, in tutta l’UE, il settore ha perso vendite pari a circa 28,4 miliardi di EUR ogni anno, ovvero il 9,7% delle vendite complessive.
In Italia, le vendite perse nel settore dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori dovute alla contraffazione, sono stimate a circa 6,4 miliardi di EUR all’anno, pari a circa il 13,7 % delle vendite.

Settore dei cosmetici e dell’igiene personale

Secondo il rapporto, la presenza sul mercato di merci contraffatte porta a una perdita stimata di 7 miliardi di EUR per il settore dei cosmetici e dell’igiene personale nell’UE. Ciò equivale al 10,6 % di tutte le vendite nel settore. In Italia, la perdita stimata per il settore dei cosmetici e dell’igiene personale è di 710 milioni di EUR, pari al 9 % di tutte le vendite nel settore.

Il Direttore esecutivo dell’EUIPO, Christian Archambeau, ha dichiarato: «L’Europa dipende da settori industriali come questi per la crescita e la creazione di posti di lavoro, e la nostra attività di ricerca mostra come la contraffazione e la pirateria mettano a rischio la crescita e l’occupazione. Quest’analisi dell’EUIPO è volta a sostenere i responsabili politici nell’elaborazione di soluzioni a questo problema e a sensibilizzare i consumatori dell’UE alle conseguenze economiche della contraffazione e della pirateria a un livello più ampio.»

Le stime sono contenute nella relazione sullo stato delle violazioni dei DPI del 2019, pubblicato oggi, che riunisce le attività di rendicontazione dell’EUIPO al livello dell’UE e globale.

Vi è contenuta la ricerca sul volume di merci contraffatte e usurpative nel commercio internazionale ed è mostrato il contributo economico delle industrie ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale alla crescita economica e all’occupazione. Nella relazione sono anche presenti nuove ricerche che illustrano in che modo le piccole e medie imprese (PMI) che si avvalgono dei diritti di proprietà intellettuale, come i marchi, i disegni e i brevetti, abbiano maggiori probabilità di ottenere un alto tasso di crescita rispetto ad altre PMI.
(Intero documento consultabile e scaricabile qui)

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