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Ondate di caldo estremo e piogge intense: gli eventi estremi rischiano di diventare più frequenti e intensi se non agiamo sulla loro causa, il riscaldamento globale di origine antropica, riducendo le emissioni. Dipende tutto da noi. Questo in sintesi il pensiero di Antonello Pasini, fisico climatologo del Cnr, che all’Adnkronos descrive cause ed evoluzione della morsa di calore che attanaglia la Penisola.

Il caldo intenso di questi giorni “è dovuto all’anticiclone africano molto potente che si sta estendendo (alcuni Paesi hanno però più problemi di noi, come Spagna a Francia meridionale) anche sull’Italia, soprattutto centrosettentrionale, con una virulenza molto forte anche se probabilmente minore dell’ondata di calore che ci ha colpito a luglio”, spiega Pasini, docente di Fisica del clima all’Università Roma Tre.

“Il problema vero è che al di là della situazione contingente questi anticicloni africani arrivano sempre più frequentemente e con maggiore intensità sul territorio italiano e questo perché c’è stato un cambio di circolazione nel Mediterraneo dovuto al riscaldamento globale di origine antropica che ha fatto espandere la circolazione equatoriale e tropicale verso il nord del Mediterraneo. Quindi quegli anticicloni che una volta rimanevano stabilmente sul deserto del Sahara adesso, spesso e volentieri, vengono a visitarci. I risultati sono questi: ondate di calore molto forti e grande siccità“, avverte.

Non solo. “C’è il risvolto della medaglia: quando questi anticicloni si ritirano un pochino, arrivano correnti fresche o fredde, si formano contrasti termici molto forti con il suolo caldo e il mare molto caldo e si verificano questi disastri cha abbiamo visto soprattutto al Nord nelle ultime settimane”, continua l’esperto. Il risultato è che, “con questo andamento di correnti, sono aumentati sia gli estremi di caldo sia quelli di precipitazioni intense“.

Cosa ci dobbiamo quindi aspettare? “Per tutta la settimana questa situazione perdura, poi ci sarà un cedimento dell’anticiclone con precipitazioni al Centro-nord all’inizio della prossima settimana, probabilmente”, dice. Mentre “la previsione di più lungo periodo è, dal punto di vista climatico, che queste situazioni, se non facciamo nulla per limitare l’aumento di temperatura media globale, cioè se non riduciamo le emissioni, potranno essere ancora più frequenti e più forti. Dipende tutto da noi: se riusciamo a limitare il riscaldamento globale riusciremo anche a fermare l’andamento di questi fenomeni, anche se non potremo tornare indietro”.

Da segnalare, poi, il nuovo record dello zero termico. Pasini spiega: “Lo zero termico si trova quando salendo in quota si passa da temperature positive agli zero gradi quindi al di sotto di quell’altezza il ghiaccio è sottoposto a fusione; il fatto che ora sia oltre i 5000 metri vuol dire che tutte le Alpi risentono di temperature positive: in queste condizioni il ghiaccio può diventare acqua ed è favorita la fusione dei ghiacciai”.

“Il vero problema è che i nostri ghiacciai stanno ancora risentendo lentamente del riscaldamento degli ultimi decenni, cioè la dinamica di fusione dei ghiacci è abbastanza lenta, al di là di alcuni fenomeni come quello della Marmolada, questo vuol dire che non sono in equilibrio con la temperatura attuale. Se anche la temperatura media attuale sulle Alpi dovesse rimanere questa da qui al 2100, i nostri ghiacciai continuerebbero comunque a perdere ghiaccio, per circa un 30% del loro volume”, avverte.

“Questo è inevitabile – rimarca – dobbiamo quindi adattarci, perché sappiamo che non torneremo indietro con la temperatura e perché i ghiacciai sono anche risorse idriche per la Pianura Padana, e dobbiamo fare in modo di non arrivare a situazioni peggiori con la mitigazione, diminuendo le emissioni. Il fatto che la responsabilità sia delle nostre azioni non è una sciagura ma una buona notizia nel senso che se questo cambiamento fosse stato soltanto naturale noi non avremmo potuto far altro che difenderci ma non è così: possiamo agire sulle cause, è tutto nelle nostre mani“.

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(AdnKronos)


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