Pericolo influenza aviaria, l’allarme dell’Oms: rischio nuova pandemia
L’influenza aviaria H5N1 si diffonde a livello globale e preoccupa Oms ed Ecdc. Gli esperti italiani parlano di rischio pandemico e di una sorveglianza costante in ottica One Health
La prossima pandemia potrebbe arrivare dal cielo. A lanciare l’allarme sono virologi ed epidemiologi dell’Oms Europa e dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che osservano con crescente preoccupazione la diffusione dell’influenza aviaria trasportata dagli uccelli migratori lungo rotte internazionali.
Secondo l’Ecdc, si registra “un forte aumento dei casi di influenza aviaria A (H5N1) tra uccelli selvatici e pollame”. Una circolazione così ampia, spiegano gli esperti, accresce il rischio di esposizione umana agli animali infetti e di una successiva trasmissione all’uomo. Un monito che richiama alla memoria il 2020 e la pandemia di Sars-CoV-2, con una domanda inevitabile: siamo davvero pronti?
Una diffusione senza precedenti
“La diffusione geografica dell’influenza aviaria è oggi senza precedenti”, spiega Isabella Monne, dirigente veterinario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. “Non sorprende che un virus influenzale associato ai volatili percorra grandi distanze, ma quello che stiamo osservando è un virus altamente aggressivo. In passato circolavano ceppi quasi innocui, oggi con il sottotipo H5 lo scenario è completamente diverso”.
Il virus si è progressivamente adattato agli uccelli selvatici migratori, viaggiando con loro su scala globale. “Siamo di fronte a una vera e propria panzoozia – aggiunge Monne – l’equivalente animale di una pandemia umana. L’influenza aviaria ha raggiunto tutti i continenti, compresa l’Oceania, colonizzando ambienti molto diversi tra loro, dal gelo ai climi aridi”.
Cos’è l’influenza aviaria e perché preoccupa
L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce i volatili ed è sostenuta, in questa fase, soprattutto dal virus H5N1. “È un patogeno che ha dimostrato una straordinaria capacità di passare dagli uccelli selvatici agli animali allevati come polli, tacchini e galline ovaiole”, spiega Antonia Ricci, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
Negli ultimi anni, il virus ha colpito anche diversi mammiferi e, in alcuni casi, è riuscito a compiere il cosiddetto ‘salto di specie’, diventando potenzialmente pericoloso per l’uomo. “Sappiamo che le grandi pandemie del passato – ricorda Ricci – sono state causate da virus influenzali nati dalla combinazione di ceppi umani e aviari”.
La situazione in Italia
In Italia, al momento, non si registrano ceppi con caratteristiche tali da rappresentare un pericolo immediato per l’uomo. “I virus che circolano oggi non hanno ancora acquisito le mutazioni critiche – chiarisce Ricci – ma l’influenza aviaria va sorvegliata con estrema attenzione”.
La situazione resta però delicata per quanto riguarda gli uccelli selvatici. “Continuiamo a riscontrare numerose positività, che rappresentano un rischio concreto per gli allevamenti”, spiega la direttrice dell’Izs. Nella fase stagionale di picco, in Italia si contano attualmente circa venti focolai. “La situazione è sotto controllo, ma la vigilanza deve restare altissima”.
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(con fonte AdnKronos)
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