
Il pesce scorpione invade lo Jonio: “Così cambiano i nostri mari”
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L’allarme degli esperti: specie aliena in forte espansione anche in Adriatico. I cittadini invitati a segnalare gli avvistamenti
Il mare Mediterraneo sta cambiando volto e uno dei protagonisti più evidenti di questa trasformazione è il pesce scorpione, o pesce leone, una specie aliena sempre più presente nei nostri fondali. A renderlo noto è Ernesto Azzurro, ricercatore dell’Irbim-Cnr, secondo cui questo predatore tropicale sta rapidamente conquistando lo Jonio e ha già fatto la sua comparsa anche in Croazia, preannunciando una probabile invasione dell’Adriatico.
Dotato di lunghi aculei che ricordano una criniera – da cui il nome “leone” – il pesce scorpione è affascinante, ma pericoloso: le sue spine possono infliggere punture estremamente dolorose. “Tra tutte le specie aliene – spiega Azzurro all’Adnkronos Salute – è quella che sta dando i segnali più significativi di espansione. La sua diffusione è veloce e monitorata con attenzione”.
A tal fine è stata riattivata anche quest’anno la campagna Attenti a quei 4, promossa da Ispra e Cnr-Irbim in collaborazione con il progetto AlienFish. L’iniziativa punta a sensibilizzare la popolazione sulla presenza del pesce scorpione e di altre tre specie potenzialmente pericolose: il pesce palla maculato (velenosissimo), il pesce coniglio scuro e il pesce coniglio striato.
Fondamentale il coinvolgimento dei cittadini, che possono contribuire alla raccolta di dati e segnalazioni tramite il gruppo Facebook Oddfish, utile anche per condividere curiosità e immagini di specie rare o aliene.
“Non è il caso di creare allarmismi – precisa Azzurro – ma è importante sapere con chi abbiamo a che fare. Questi pesci sono per lo più commestibili, fatta eccezione per il pesce palla, ma vanno osservati con attenzione e, soprattutto, tenuti a distanza”.
L’esperto sottolinea infine come negli ultimi trent’anni l’ingresso di specie tropicali nei nostri mari si sia intensificato, con una vera e propria rivoluzione della biodiversità marina. “Il mare del futuro – conclude – sarà molto diverso da quello che abbiamo conosciuto”.
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(con fonte AdnKronos)
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