
Guerra a Gaza, Israele valuta la risposta di Hamas. L’inviato di Trump arriva in Sardegna per i negoziati
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Steve Witkoff a Olbia per incontri riservati con rappresentanti di Israele e Qatar. Obiettivo: chiudere l’accordo sul cessate il fuoco e riportare a casa gli ostaggi
Israele sta valutando la nuova risposta di Hamas alla proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, mentre sul piano diplomatico si registra un movimento rilevante: l’inviato del presidente statunitense Donald Trump, Steve Witkoff, è sbarcato a Olbia, in Sardegna. L’imprenditore americano, nominato emissario speciale per il Medio Oriente, ha dichiarato di essere arrivato con “la speranza di concludere la guerra di Gaza e restituire gli ostaggi israeliani”.
Secondo quanto riportato da Axios, Witkoff è atteso in una serie di incontri riservati con il ministro degli Affari strategici israeliano Ron Dermer e con il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al Thani. I colloqui sono stati definiti “negoziati critici” per sbloccare l’impasse e arrivare alla fine del conflitto iniziato il 7 ottobre 2023.
La risposta di Hamas e le richieste in campo
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato che la risposta di Hamas è al vaglio. Poco prima, lo stesso movimento islamista aveva annunciato tramite Telegram di aver trasmesso la propria posizione definitiva, condivisa anche da altre fazioni palestinesi.
Fonti israeliane, citate dal sito Ynet, riferiscono che la nuova risposta di Hamas rappresenta “un passo avanti” rispetto a quella precedente, respinta dai mediatori arabi, ma che “non è ancora sufficiente”. Una fonte palestinese coinvolta nei colloqui ha spiegato all’agenzia Afp che le principali richieste di Hamas riguardano l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e il ritiro delle truppe israeliane.
Garanzie e nodi ancora aperti
Un altro punto chiave riguarda le garanzie per una fine permanente della guerra. Hamas pretende che Israele non riprenda le operazioni militari una volta scaduti i 60 giorni di tregua previsti dalla bozza d’accordo. Finora queste garanzie sono state solo orali, mentre ora il gruppo vuole che vengano inserite nero su bianco.
Sul piano umanitario, Hamas chiede che la responsabilità della distribuzione degli aiuti torni alle Nazioni Unite, rimuovendo di fatto il ruolo della Fondazione umanitaria per Gaza, istituita con il sostegno di Israele e Stati Uniti. Non è ancora chiaro se quest’ultima verrà del tutto esclusa dal nuovo assetto o se continuerà a operare in parallelo.
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(con fonte AdnKronos)
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