L’ex procuratore replica alle nuove ipotesi sul caso Poggi: “Evitate ricostruzioni diffamatorie, i fatti parlano chiaro”
Una prova scientifica giudicata inutilizzabile e l’assenza di anomalie investigative. Questi sono gli elementi che spinsero Mario Venditti, ex procuratore della Repubblica, a chiedere due volte l’archiviazione per Andrea Sempio, ora di nuovo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco nel 2007.
Dopo le recenti tensioni scatenate dalla terza inchiesta della Procura di Pavia, Venditti ha fatto sapere tramite l’avvocato Domenico Aiello di aver diffidato da ulteriori ricostruzioni “diffamatorie e lesive del decoro”, invitando a rispettare i fatti nella loro oggettività.
Nel 2017, a seguito della richiesta della difesa di Alberto Stasi — condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata — Venditti dispose ulteriori accertamenti, poi archiviati per “infruttuosità della prova scientifica”, come confermato dai consulenti del Ris dei carabinieri.
Un secondo fascicolo, aperto nel 2020 su input dei carabinieri di Milano dopo una denuncia per presunte molestie presentata dall’avvocata Giada Bocellari, ha riacceso l’interesse investigativo, portando alla trasmissione di una nuova informativa alla Procura di Pavia. In essa venivano segnalate presunte anomalie nelle indagini originarie, in una fase in cui tutte le richieste di revisione avanzate dalla difesa Stasi erano già state dichiarate inammissibili.
Venditti, però, ha ribadito che “non vi erano riscontri oggettivi” a supporto delle ipotesi sollevate, richiedendo una nuova archiviazione, concessa anche in quel caso dal giudice competente.