
Omicidio di Sara Campanella: Stefano Argentino ha agito con crudeltà e premeditazione
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Il gip: “Personalità allarmante, voleva infliggere sofferenze aggiuntive”
Stefano Argentino, il 26enne accusato dell’omicidio di Sara Campanella, avrebbe agito con crudeltà e premeditazione. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Eugenio Fiorentino, in cui si evidenzia come il giovane abbia inflitto alla vittima “sofferenze aggiuntive rispetto al normale processo di causazione della morte”.
L’omicidio della studentessa 22enne, avvenuto a Messina il 31 marzo scorso, sarebbe stato pianificato con largo anticipo. “Argentino ha perpetrato la brutale aggressione con l’uso di un coltello, di cui evidentemente si era munito per compiere l’azione delittuosa”, si legge nel documento.
Il precedente incontro e la fuga del killer
Dalla ricostruzione emerge che il 3 marzo scorso Argentino si era già avvicinato alla ragazza con un coltello, chiedendole perché non avesse risposto a un suo messaggio inviato a gennaio. Durante l’interrogatorio, il giovane ha raccontato di essere fuggito quando lei aveva ignorato la sua presenza: “Non sapevo cosa fare”.
Secondo il gip, la mancata reazione della ragazza ha scatenato l’ira di Argentino, che ha poi messo in atto il suo piano omicida.
Un’azione brutale senza segni di pentimento
L’ordinanza sottolinea la “personalità allarmante” dell’indagato, descritto come “incapace di frenare i propri istinti criminali”. Non solo avrebbe agito con estrema violenza, ma non avrebbe mostrato alcun segno di pentimento. Dopo l’omicidio, avrebbe tentato la fuga per sottrarsi alle sue responsabilità.
Decisive, per l’identificazione dell’assassino, le immagini delle telecamere di sorveglianza. “Il video non lascia dubbi sulla dinamica dei fatti e sull’identità dell’aggressore”, si legge nell’ordinanza. Un testimone oculare aveva inoltre descritto un uomo con uno zaino scuro con una vistosa scritta bianca, identico a quello indossato da Argentino.
La madre lo ha aiutato a nascondersi?
Un altro elemento chiave delle indagini riguarda la madre del 26enne, che secondo il gip avrebbe aiutato il figlio a nascondersi. Un biglietto scritto dalla donna e destinato all’altro figlio suggerirebbe la volontà di allontanarsi per qualche tempo “con la scusa di curarsi”. Tuttavia, gli accertamenti medici non hanno evidenziato problemi di salute che giustificassero la fuga. Per gli inquirenti, il gesto sarebbe stato un tentativo di depistare le indagini e proteggere Argentino.
L’arresto grazie al segnale del cellulare
Dopo l’omicidio, il giovane si era rifugiato a Noto, sua città d’origine. È stato rintracciato in un B&B riconducibile alla madre grazie alla localizzazione del suo cellulare. Fermato dai carabinieri e trasferito a Messina, ora si trova in stato di custodia cautelare.
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(con fonte AdnKronos)
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