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Netanyahu lancia un ultimatum, trattative in bilico al Cairo. Anche la Corea del Nord attacca Trump su piano Gaza
Hamas ha avvertito che non accetterà minacce da Israele e Stati Uniti e ha chiesto il rispetto degli accordi di cessate il fuoco per procedere con il rilascio degli ostaggi israeliani. “Israele deve attenersi ai termini dell’intesa”, ha dichiarato il portavoce del gruppo, Hazem Qassem.
Lunedì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che, se Hamas non restituirà gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno, l’IDF riprenderà l’offensiva militare “fino alla sconfitta definitiva” del gruppo. Il premier ha inoltre confermato di aver già ordinato di radunare le truppe dentro e intorno alla Striscia di Gaza in vista di una possibile ripresa dei combattimenti.
Sulla questione è intervenuto anche Donald Trump, avvertendo che, se Hamas non rispetterà l’accordo, “scoppierà l’inferno“. Il gruppo palestinese ha annunciato uno slittamento “a data da definirsi” della liberazione degli ostaggi, accusando Israele di aver violato i termini della tregua.
Trattative in corso al Cairo, tensione sul cessate il fuoco
Una delegazione di Hamas, guidata dal capo negoziatore Khalil al-Hayya, è giunta al Cairo per nuovi colloqui con i mediatori egiziani. Secondo fonti palestinesi citate dall’AFP, Qatar ed Egitto stanno lavorando intensamente per mantenere la tregua e garantire il rispetto dell’accordo, mentre gli Stati Uniti monitorano da vicino l’evolversi della situazione.
L’Egitto ha dichiarato di voler presentare un piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza, sottolineando che non prevede il trasferimento della popolazione palestinese. Il Cairo ha inoltre espresso la volontà di collaborare con Washington per una soluzione di lungo termine nella regione.
Il piano Onu per la ricostruzione di Gaza
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, saranno necessari almeno 53 miliardi di dollari per ripristinare le infrastrutture e affrontare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza dopo oltre un anno di guerra. L’Onu ha stimato che, nei primi tre mesi di intervento, serviranno circa 20,5 miliardi di dollari per le necessità più urgenti.
Tra le priorità, la ricostruzione delle abitazioni, con almeno il 60% delle case distrutte, e il ripristino del settore sanitario, dell’agricoltura e dei servizi essenziali come acqua e trasporti. Inoltre, si stima che oltre 50 milioni di tonnellate di detriti dovranno essere rimosse, inclusi ordigni inesplosi e materiali pericolosi.
La reazione del mondo arabo: “Palestina non in vendita”
Il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha ribadito che la “Palestina non è in vendita” e ha ringraziato i Paesi arabi, tra cui Giordania, Egitto e Arabia Saudita, per il loro sostegno alla causa palestinese.
La Giordania ha ribadito che non accetterà soluzioni che prevedano lo spostamento dei palestinesi verso il proprio territorio. Il primo ministro giordano, Jafar Hassan, ha dichiarato che il re Abdullah II ha chiarito a Trump che la stabilità della Giordania è prioritaria e che non verranno accolte “soluzioni a spese del nostro Paese“.
Anche la Lega Araba ha respinto l’idea di un trasferimento forzato dei palestinesi, con il segretario generale Ahmed Aboul Gheit che ha definito la proposta di Trump “inaccettabile per il mondo arabo, che ha combattuto questa idea per un secolo“.
La Corea del Nord attacca Trump: “Proposta ridicola”
Infine, la Corea del Nord ha criticato duramente la posizione americana sulla crisi di Gaza. I media statali nordcoreani hanno definito “ridicola” l’idea avanzata da Trump di occupare Gaza e trasferire i palestinesi altrove. Secondo l’agenzia KCNA, questa proposta avrebbe “annientato le speranze di pace e sicurezza” della popolazione palestinese e starebbe facendo “ribollire il mondo intero“. Pyongyang ha inoltre accusato gli Stati Uniti di essere “complici” della crisi umanitaria in corso.
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(con fonte AdnKronos)
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