
Anziana lasciata giorni in barella al pronto soccorso: la denuncia della figlia
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La storia di una settantenne con demenza senile e le accuse sulla gestione sanitaria: “Condizioni indegne, ho dovuto firmare le dimissioni per salvarla”
Una settantenne affetta da demenza senile sarebbe stata lasciata in condizioni critiche per giorni al pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi di Genova. La vicenda è stata raccontata dalla figlia della donna, che ha descritto un’esperienza che definisce “un incubo durato quasi una settimana”, durante il periodo di maggiore afflusso dovuto al picco dell’influenza stagionale.
Secondo quanto riferito, l’anziana era stata ricoverata per accertamenti post-operatori a seguito di una frattura al femore. Nonostante le sue condizioni fossero inizialmente stabili, la figlia ha deciso di riportarla al pronto soccorso a causa di uno stato di letargia, occhi cisposi e ridotta reattività. Accolta in codice arancione, la donna ha dovuto attendere oltre due ore per una diagnosi preliminare, che ha rilevato una grave disidratazione.
“L’hanno lasciata su una barella con un semplice lenzuolo, in condizioni igieniche precarie. La trovavo sporca, con il viso appiccicoso e vestiti macchiati,” racconta la figlia. Nei giorni successivi, nonostante le rassicurazioni del personale sanitario, le condizioni della madre sarebbero peggiorate: “Era semicomatosa, disidratata, senza flebo e incapace di raggiungere l’acqua. Quando l’ho trovata con il busto nudo e la testa riversa, mi sono sentita impotente.”
La denuncia non si ferma qui. La donna riferisce di aver ricevuto risposte evasive e, in alcuni casi, ostili dal personale medico. Un medico, infastidito dalle sue richieste, avrebbe persino minacciato di chiamare la sicurezza. Dopo aver contattato i Nas, inizialmente senza esito, la situazione sarebbe stata presa in considerazione solo al secondo intervento. Alla paziente è stata diagnosticata un’infezione alle vie urinarie e una persistente disidratazione, ma nonostante ciò, le sue condizioni continuavano a peggiorare.
Dopo giorni di angoscia e scarsa collaborazione da parte del personale, la figlia ha deciso di firmare le dimissioni volontarie e riportare la madre nella residenza sanitaria assistenziale (Rsa) dove era ricoverata prima dell’intervento. “L’ho trovata in una zona isolata del pronto soccorso, lontana da qualsiasi supporto. Tornata in Rsa, presenta piaghe da decubito gravi, inappetenza e necessita di assistenza costante,” aggiunge la donna.
In una nota, Asl3 ha dichiarato di essere stata informata dei fatti e di aver attivato i percorsi di verifica attraverso l’ufficio relazioni con il pubblico. “Possiamo assicurare che la paziente è stata assistita e rivalutata sia dal personale medico che infermieristico durante la permanenza in pronto soccorso, eseguendo esami diagnostici fino alla dimissione volontaria,” si legge nella comunicazione ufficiale.
La vicenda è stata commentata anche da Marco Macrì, referente dell’associazione Genova Inclusiva: “Questa storia rappresenta un’altra grave dimostrazione delle difficoltà del nostro sistema sanitario. Un’anziana in condizioni critiche non può essere lasciata su una barella o in un corridoio adibito a magazzino senza assistenza adeguata. Le istituzioni devono intervenire con urgenza per garantire dignità e sicurezza ai pazienti più fragili.”
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(con fonte AdnKronos)
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